• GOBI SCONOSCIUTO IN OCCASIONE DEL NAADAM

    MONGOLIA

  • GOBI SCONOSCIUTO IN OCCASIONE DEL NAADAM

    MONGOLIA

    Viaggi con Esperto

    Durata 16 GIORNI
    Partecipanti MINIMO 10 MASSIMO 16  PARTECIPANTI
    Partenze

      2023

    • Dal 28  giugno  al 13  luglio  

    A PARTIRE DA:  

    5.700€

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    Mongolia

    GOBI SCONOSCIUTO IN OCCASIONE DEL NAADAM

    I viaggi di Marco Polo e le gesta di Gengis Khan. Il Deserto del Gobi, Ulaanbaatar e Karakorum. Luoghi della mente più che realtà geografiche, difficili da rintracciare nella mappa mentale che ognuno si porta in memoria. Una Mongolia da attraversare in fuoristrada, da vivere con i nomadi della steppa dormendo nelle ger, le loro case fatte di legno e feltro. Per raggiungere Karakorum, l'antica capitale, in occasione del Festival del Naadam. Il vero folklore: soprannominato l'Olimpiade della steppa, vede lottatori e arcieri mongoli sfidarsi in varie città da più di tremila anni. Un viaggio che offre comfort molto semplici, ma di grande fascino. Per qualche giorno saremo nomadi anche noi seppur privilegiati.


     

    ITINERARIO

    Partenza da Milano Malpensa con volo di linea internazionale per Ulaanbaatar via scalo intermedio. Pasti e pernottamento in volo. 
    Arrivo nella capitale mongola al mattino presto. Disbrigo delle formalità aeroportuali e trasferimento in hotel. La capitale dista meno di 20 chilometri. Paese di altopiani e di deserti, la Mongolia è ancor oggi una terra per viaggiatori più che per turisti. Le strade asfaltate sono limitate a un solo grande asse che attraversa il Paese da ovest a est, i mezzi di trasporto, privati e pubblici, quasi inesistenti (l’unico vero mezzo di trasporto è il cavallo), le strutture turistiche minime. Circondata da due potenti vicini, Cina e Russia, e lontana da conflitti che la portino sulle cronache internazionali, la Mongolia resta uno dei più sconosciuti paesi dell’Asia e forse anche uno dei più affascinanti. Con i suoi due milioni di abitanti, ancor oggi in gran parte nomadi, sparsi tra steppe e deserti grandi cinque volte l’Italia, essa conserva l’eredità del più grande impero che il mondo abbia mai visto e del più geniale condottiero di tutti i tempi, Gengis Khan. Dopo aver depositato i bagagli in hotel e fatto colazione, ci dedichiamo alla visita della capitale che fino a pochi decenni fa non aveva case, ma solo centinaia di bianche “ger”, le yurte della Mongolia, tra le quali spiccavano i tetti colorati dei monasteri buddisti.Gran parte della città si estende da est a ovest lungo il corso principale, chiamato Enkh Taivny Orgon Choloo o più semplicemente Peace Avenue, che sfocia nella centralissima piazza Sukhbaatar. Gli estesi sobborghi periferici sono delimitati dalle quattro grandi montagne che cingono l’agglomerato urbano: Chingeltei, Bayanzurkh, Bogdkhan e Songino Khairkhan. La maggior parte dei luoghi di interesse si trova a breve distanza da Piazza Sukhbaatar su cui si affaccia il Palazzo del Parlamento, abbellito dalle statue dei più famosi khan (regnanti, capi) mongoli. Una delle qualità più apprezzate di Ulaanbaatar è la ricchezza degli allestimenti museali. Tra questi non mancheremo di visitare il Museo Nazionale di Storia Mongola, talvolta chiamato ancora Museo della Rivoluzione, dove sono esposti reperti risalenti all’Età della Pietra, interessanti collezioni di diversi gruppi etnici mongoli e numerosi cimeli del periodo dell’orda mongola. (Verificheremo in loco se sarà possibile e opportuno visitare all’inizio o alla fine del viaggio la mostra temporanea del Museo di Storia Naturale, attualmente chiuso per lavori di ristrutturazione). Il Tempio di Choijin Lama è un complesso di templi rossi con il tetto verde dove visse il fratello minore del Bogd Khan dal 1908, Luvsan Haidav, potente monaco lama. Il monastero fu chiuso nel 1938 e successivamente trasformato in museo. Ciò gli evitò la distruzione. Lo visitiamo per la bellezza della struttura esterna, impreziosita da dipinti dedicati al Buddha e per i capolavori che contiene (statue, antichi libri di preghiera, maschere Tsam, thanka, oggetti vari e opere preziose…)  Pensione completa e pernottamento in hotel. NB: l’ordine delle visite a Ulaanbaatar potrà essere cambiato dal Tour Leader assieme alla guida locale al fine di ottimizzare le giornate. 
    Presto al mattino visita del Monastero di Gandan, il cui nome significa "luogo immenso della gioia completa", è uno dei posti più affascinanti di Ulaanbaatar, un luogo palpitante di vita e di sentimento religioso, con i suoi splendidi templi decorati con oro e pietre preziose.E’ uno dei pochi monumenti ad essere stato risparmiato dalla distruzioni attuate dagli stalinisti, che lo utilizzarono come importante attrattiva turistica. Gandan è il più grande monastero della Mongolia e le sue parti originali risalgono al 1838. Vi risiedono oltre 500 monaci e vi si trova la statua di Janraisig in piedi più grande al mondo. E’ l’immagine del Bodhisattva della compassione, figura centrale del buddismo di derivazione tibetana. E’ assai amata perché rappresenta l’uomo saggio che pur avendo raggiunto per la sua bontà la possibilità di accedere al “nirvana”, vi rinuncia e resta nel mondo al fine di aiutare gli uomini a raggiungere la salvezza. E’ noto anche come Avolikiteshvara, e il Dalai Lama è ritenuto una sua incarnazione. La statua ora esistente al posto di quella rimossa durante il periodo staliniano è alta quasi 27 metri, pesa 20 tonnellate e presenta interventi in oro. Ha una struttura cava che contiene molte offerte, adornata con pietre preziose, sete, milioni di “mantra” (preghiere, formule magiche e mistiche), tantissime “sutra” (libri o scritture, anche nella forma di rotoli, che contengono regole buddiste).  Lasciamo quindi la capitale e con i nostri fuoristrada partiamo in direzione sud, verso la pianura remota e deserta della provincia del Dundgobi, letteralmente “il centro del Gobi”. Gobi significa deserto. Ma deserto non è sinonimo di dune e sabbia. Per questo, andando nella regione del Gobi occorre sapere che si tratta di un’immensa distesa in cui convivono ambienti assai diversi fra loro, sia relativamente alle caratteristiche del territorio sia con riferimento alle presenze animali e delle comunità umane. Il Gobi occupa circa un terzo dell'intera superficie della Mongolia e domina incontrastato il territorio per chilometri e chilometri di distese uniformi. Il suo nome evoca dunque lande desolate e condizioni ambientali estreme, quasi del tutto ostili alla sopravvivenza. Ma evoca anche paesaggi di incontenibile bellezza e assoluto fascino: laghi salati, distese sabbiose e canyon dalle rocce rosse che al tramonto sembrano come incendiarsi ai riflessi degli ultimi raggi solari. La leggenda vuole che il Gobi sia stato creato dal passaggio degli imponenti eserciti di Gengis Khan, ma in realtà i numerosi fossili che lo costituiscono testimoniano che il suo territorio, ricco di acque e di vegetazione, era un tempo habitat ideale per i dinosauri. Oggi il Gobi è abitato da alcune tribù nomadi e da alcune rarità faunistiche, come l'asino selvatico (Khulan), il cavallo Prewalski (Takhi), un'antilope endemica (Saiga) e l'orso del Gobi, ragione per cui è stato dichiarato dall’UNESCO “Riserva della Biosfera”. Sul suo territorio sorgono anche splendidi monasteri e altre affascinanti testimonianze di storia e cultura. Non vi sono strade asfaltate, ma le piste locali sono spesso in buono stato e consentono a volte anche velocità tra gli 80 e i 100 chilometri l’ora.Dopo circa 4 ore raggiungiamo Baga Gazriin Chuluu, una formazione rocciosa granitica che si alza isolata dalla piana circostante. La leggenda vuole che nel 1800 due monaci venerati abbiano vissuto nei dintorni riparandosi in resti di ger. Le rocce sono oggetto di culto da parte degli abitanti del luogo che ogni tanto vengono a visitarle in pellegrinaggio. Secondo un’altra leggenda, Chinggis Khaan (Gengis Khan) stesso le visitò. Nei dintorni ci sono molte sorgenti e la particolarità della zona sono le formazioni rocciose dalle forme inusuali, spesso con degli “ovoo” (letteralmente cumulo di sassi) sulla sommità. Pensione completa e pernottamento campo di ger. NB: I campi elencati di seguito potrebbero subire variazioni per motivi operativi ed essere sostituiti da campi di pari livello o superiore. 
    Proseguiamo verso sud, attraverso bei paesaggi, per raggiungere una movimentata zona di valli punteggiate da ardesia, dove gli antichi abitanti della Mongolia hanno lasciato le loro tracce. Un tempo l’area era un placido fondale marino, come testimoniano i reperti di cui è ricco il suolo. Oggi sfoggia la bellezza asciutta e cupa delle zone aride. Incisioni rupestri, che rappresentano personaggi e animali, ne accrescono il fascino. Improvvisamente nella piana compare una falesia di arenaria chiara che viene chiamata lo “Stupa Bianco”. Si tratta di una collina di roccia arenaria di 30 metri di altezza che deve la sua forma stranissima a causa di un’opera di erosione dell'acqua e del vento. Pensione completa. Cena e pernottamento al campo di ger.  
    Partenza per il cuore del deserto del Gobi. Siamo nella provincia dell’Umnugobi (Gobi del sud), la regione con la superficie più ampia e la densità più bassa della Mongolia. Ci dirigiamo verso la Valle delle Aquile, Yoliin Am, una lunga gola stretta e rocciosa a circa 2.500 metri di altitudine, con alte pareti a strapiombo che ombreggiano alcune zone della vallata per tutto l’anno permettendo la conservazione di profondi strati e candele di ghiaccio. La fauna selvaggia nella zona è abbondante (stambecchi, aquile, falchi, grifoni…) e la flora desertica molto varia. Queste aree sono incluse all’interno del Parco Nazionale di Gurvan Saikhan che comprende la catena montuosa omonima, i picchi delle “Tre bellezze”, che è la parte più orientale dei Monti Altai. Il paesaggio è molto interessante e stupisce che un simile ambiente si trovi nel deserto del Gobi. Nel complesso il parco è caratterizzato dalla presenza di oltre 600 tipi di piante, 200 di uccelli e alcune specie difficili da individuare e a rischio di estinzione, come rari asini e cammelli selvatici, oltre al leopardo delle nevi e all’orso del Gobi. Pensione completa e pernottamento campo di ger. 
    Oltre alla Valle delle Aquile, l’altra meta obbligatoria del parco sono le più alte dune di sabbia del Gobi, che visitiamo oggi. Le raggiungiamo attraversando il Dungenee Canyon, un paesaggio di selvaggia bellezza.Le Khongorin Els (note come le “dune che cantano”, “Duut Mankhan”) sono certamente tra le più maestose della Mongolia. Il nome pare prenda spunto dal vento che impatta contro le dune provocando un suono che, secondo alcuni, potrebbe essere stato imitato dai mongoli e costituire il riferimento per quello strano “canto di gola” tipico dei nomadi del deserto. Le colline sabbiose si innalzano sino ad oltre 300 metri e hanno un’estensione di una dozzina di km per 150 km. E’ l’ambientazione ideale per escursioni a piedi o con i cammelli (facoltative) per apprezzare pienamente il particolare scenario che si tinge di tutte le tonalità dell’ocra in cui roccia, sabbia ed erba si fondono secondo trame impreviste.Pensione completa e pernottamento campo di ger. 
    Ci avviamo verso l’area di Bayanzag, nota come “vette infuocate“, “rupi fiammeggianti” (per le alture, picchi e canyon che assumono tonalità rossastre specie in alcune ore del giorno), o “ricca di arbusti”. Ma i riferimenti che più la caratterizzano non sono né le vette né gli arbusti, piuttosto i dinosauri e Roy Chapman Andrews che negli anni ’20 del secolo scorso ne scoprì i primi fossili. La località è assai famosa perché qui sono stati ritrovati i tanti resti di dinosauri che ora arricchiscono il museo della capitale, ma anche altri di molte parti del mondo. E’ certamente il posto della terra in cui sono stati individuati più reperti di ossa, interi scheletri e uova di dinosauro. Le ricerche, che sono proseguite per tutto lo scorso secolo, hanno consentito di portare alla luce fossili di circa 70 milioni di anni fa. Pensione completa e pernottamento al campo di ger. 
    Lasciamo il Gobi e proseguiamo in direzione nord, verso le steppe centrali e la zona di Ongi Gol. Sparse nello spazio, biancheggiano ger di nomadi. Visita alle rovine del Monastero di Ongiin. Si trova ai margini della zona centro settentrionale della regione del Gobi, caratterizzata dalle anse del fiume Ongiin e dalle alture tra le quali è stato realizzato il monastero nel XVIII secolo. Ha subìto i torti del periodo staliniano quando ne è stata imposta la chiusura, e, pur non essendo stato distrutto totalmente come è capitato ad altri luoghi sacri, conserva assai poco delle sue vecchie attrattive architettoniche. In realtà si tratta di due diverse strutture, Barlim Khiid e Khutat Khiid, di cui si apprezzerà soprattutto lo scenario aspro in cui sono inserite. Nel passato hanno ospitato anche 500 monaci. Dopo la riapertura degli anni ’90 e i lavori di “restauro”, il complesso è custodito da alcuni monaci che ne curano anche la manutenzione. Pensione complete con pranzo a pic-nic. Pernottamento al campo di ger. 
    Partenza in direzione nord-ovest verso la provincia dell’Arkhangai, una delle zone più belle del Paese caratterizzata da foreste e verdi pascoli, fiumi ricchi d’acqua, vulcani estinti, laghi di origine vulcanica. Lungo il percorso sosta nella cittadina di Tsetserleg, capoluogo della provincia, dove visitiamo il museo etnografico che si trova nel monastero dello Zayan Gegeenii Sum, costruito nel 1586 e ampliato successivamente. I templi sfuggirono alle purghe staliniane proprio perché il complesso fu trasformato in museo. Raggiungiamo infine le popolari sorgenti sulfuree di Tsenkher, dove è possibile fare il bagno nelle acque calde che sgorgano dal sottosuolo a 80°C. Pranzo a pic-nic lungo il percorso. Cena e pernottamento al campo di ger. 
    Colazione e partenza verso la valle del fiume Orkhon, il più lungo del Paese. La Valle dell’Orkhon, conosciuta come la culla della civiltà mongola, è un territorio ricco di testimonianze archeologiche oltre che di bellezze naturalistiche, dove si possono incontrare diverse famiglie di nomadi. Il punto più spettacolare della valle è il canyon strettissimo, schiacciato tra pareti di roccia, in cui la cascata del fiume Orkhon, la gola e i boschi circostanti costituiscono un bellissimo ambiente naturale. La cascata, l’Ulaan Tsutgalan, scende da un’altezza di 20 metri e si infila nello scenografico canyon. Il panorama è coinvolgente con aspetti di territorio vulcanico, foreste, praterie, canyon, monasteri, cui i locali hanno dato l’appellativo di “paradiso degli allevatori di cavalli”. E’ una delle due località in Mongolia inserite tra i siti definiti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Questa zona del Paese è inoltre famosa per la produzione del migliore “airag” della Mongolia, vale a dire il latte fermentato di cavalla. Cena e pernottamento al campo di ger. 
    Si riparte in direzione dell’antica Karakorum, la città che, fondata da Gengis Khan, divenne capitale dell’impero mongolo. Lungo il percorso sosta nella cittadina di Tsetserleg, capoluogo della provincia, dove visitiamo il museo etnografico che si trova nel monastero dello Zayan Gegeenii Sum, costruito nel 1586 e ampliato successivamente. I templi sfuggirono alle purghe staliniane proprio perché il complesso fu trasformato in museo.Di Karakorum oggi restano solo poche rovine, ma quanto basta per continuare a offrire forte interesse per il significato storico, le strutture architettoniche e lo scenario ambientale in cui sono collocate. Nota nell’antichità per essere un punto centrale di snodo carovaniero dal carattere cosmopolita, era caratterizzata da grandi mura e porte che davano accesso a mercati specializzati nei diversi prodotti provenienti da vari angoli dell’Asia.I khan (regnanti, capi) mongoli erano giustamente famosi per la loro politica di tolleranza religiosa che consentiva la coesistenza tra diversi culti. Per questo la città era adornata da tanti templi, monasteri, chiese e moschee. Ma la fama di questa città e l’attrazione che ancora oggi esercita, nonostante l’irriproducibile antica magnificenza, è dovuta anche al rapporto avuto con Gengis Khan. E’ lui che nel 1220 trasferisce qui la capitale, anche se sarà il figlio Ogedei a edificarne le strutture che forniscono la fisionomia di vero importante centro dell’impero. Il nipote Kublai, però, cambia dopo solo alcuni decenni la capitale con l’attuale località dove sorge Pechino. Karakorum subisce così l’abbandono prima e la distruzione poco dopo, quando nel 1388 viene saccheggiata e distrutta dai cinesi. Nei pressi di Karakorum visita a Erdene Zuu, suggestivo monastero circondato da possenti mura interrotte da 108 bianche “suburga” (stupa), tante quanti sono i grani del rosario buddista. All’interno delle mura vi sono un grande stupa e numerosi templi ricchi di preziosi affreschi, statue, “tanka”, cortili, ruote preghiera, maschere per le danze, rappresentazioni di tante divinità, pietre tombali, altri stupa…Vanta inoltre la presenza di tre importanti edifici sacri, eretti in relazione a tre differenti fasi della vita del Buddha: infanzia, adolescenza, maturità. I templi di Erdene Zuu si sono miracolosamente salvati dalla distruzione del periodo stalinista (quasi tutti i monasteri furono distrutti e migliaia di monaci furono uccisi o deportati) in quanto furono ricoperti di terra dai fedeli che li trasformarono in colline. Il monastero costruito nel 1586 e circondato da mura di 400 m di lunghezza, oggi riportato alla luce, costituisce uno dei rari monasteri antichi sopravvissuti. Due interessanti tartarughe di pietra, il cui significato e importanza sono retaggio dell’influenza cinese, si trovano fuori delle mura. Simbolo di eternità, indicavano l’ingresso ai vari palazzi della capitale e avevano la funzione di proteggere la città stessa. Sono quelle che restano delle quattro originariamente esistenti nei punti che indicavano i limiti della città. Pensione completa e pernottamento in campo di ger. 
    Dedichiamo l’intera giornata al Festival del Naadam, la più colorata e autentica celebrazione mongola. Nella campagna il Naadam si celebra in giornate diverse rispetto ai festeggiamenti di Ulaanbaatar. Tutto il Paese in questo periodo rievoca le gesta di Gengis Khan e festeggia l’indipendenza dai cinesi attraverso i tre principali sport nazionali: la lotta libera, il tiro con l’arco e la corsa dei cavalli. E’ quest’ultima ad aprire le gare. Bambini anche di soli cinque anni cavalcano attraverso le immense praterie per trenta chilometri. Ma il vero orgoglio del popolo mongolo si sprigiona nelle gare di lotta che hanno luogo all’interno dello stadio. E’ uno sport che richiede abilità e allenamento e il vincitore viene venerato come fosse un eroe che viene perciò onorato del titolo di Titano. Il Naadam è anche una buona occasione per vedere gli anziani che si cimentano al lancio delle vertebre di capra. L’atmosfera vivace e l’aria elettrizzante carica di passione e tensione propria delle gare sentite fortemente a livello nazionale serpeggiano tutt’intorno. Pensione completa. Pernottamento al campo di ger. 
    Dopo la prima colazione visita del mercato locale e partecipazione alle manifestazioni mattutine del 2° giorno del Festival Naadam. Nel primo pomeriggio partenza verso est per le dune di sabbia di Elsen Tasarkhai, dove la sabbia chiazzata di verde si mescola ai colori della steppa e delle montagne. Le dune, localmente note come Mongol Els, si allungano per circa 80 chilometri. Si prosegue per la montagna Khogno Khan, dove il picco roccioso di circa 1.900 metri di altitudine emerge nella piana. Il paesaggio che attraversiamo riassume molto del fascino che emana la natura, vera padrona di questo Paese. In questa zona si trovano rovine di antichi monasteri del XXVII secolo sparse un po’ ovunque lungo i declivi della montagna; tra queste anche le rovine del piccolo Monastero di Uvgun che visitiamo.Pensione completa. Pernottamento in campo di ger. 
    Dopo la prima colazione partenza verso est per Ulaanbaatar percorrendo la strada principale che attraversa il paese longitudinalmente. Lungo il percorso sosta per la visita del Parco Nazionale di Hustain Nuruu, in un bell’ambiente di colline selvagge dove, con un po’ di fortuna, si possono osservare i cavalli di Przewalski (dal nome dell’esploratore polacco che li scoprì), considerati i progenitori di tutti i cavalli (N.B. La visita del parco, una tappa per spezzare il lungo trasferimento, cade purtroppo nelle ore centrali del giorno, quando è meno probabile l’avvistamento degli animali). Pranzo nel ristorante della struttura del parco, dove si trova anche un piccolo ma interessante museo. Nel pomeriggio si prosegue per Ulaanbaatar. Prima di rientrare in hotel sosta allo spaccio della Cashmire Factory. Cena e pernottamento in hotel. 
    Colazione e completamento delle visite. Il raffinato Palazzo d’Inverno di Bogd Khan, in cui risedette per vent’anni l’ottavo Buddha vivente e ultimo re della Mongolia, è una di quelle attrattive che non si possono proprio perdere, con i suoi cortiletti, i pannelli affrescati e le bellissime porte. Vi si trovano, attraversato il grande portone di accesso, sale che custodiscono doni particolari di facoltosi visitatori, (tra cui stivali regalati dallo zar russo al Buddha), animali imbalsamati, “tanka” (pitture sacre su stoffe), costumi tradizionali.Nel pomeriggio tempo a disposizione per acquisti. Spettacolo serale e cena in ristorante. Pernottamento in hotel. 
    Presto al mattino trasferimento in aeroporto per il volo di rientro in Italia. Arrivo nel pomeriggio.         Monastero di Erdene Zuu, Karakorum   2. Il Deserto del Gobi3. Festival del Naadam, corsa dei cavalli  

    Perché con noi

    • Si viaggia in confortevoli auto 4x4 con 3 passeggeri e posto finestrino garantito
    • Si assiste al Festival del Naadam nella più tradizionale Karakorum e non nella capitale Ulaanbaatar, dove le celebrazioni sono ormai troppo turistiche e affollate
    • Selezioniamo sempre i migliori campi di ger a disposizione con un'occupazione di massimo 2 persone e, ove presenti, servizi privati

    I nostri esperti

    MARINO KELLER BARD

    Dal 28  giugno  2023 al 13  luglio  2023

    Approfondimenti di viaggio

     VOLI I Voli di linea scelti per questo itinerario sono operati dalla principale compagnia aerea turca, TURKISH AIRLINES.Segnaliamo che sono possibili eventuali cambiamenti di orari e di aeromobili non dipendenti dalla nostra volontà e che potrebbero determinare modifiche all’ itinerario di viaggio.  PERNOTTAMENTI  Ad Ulaanbaatar abbiamo selezionato un hotel 5* in posizione centrale. Lontano da Ulaanbaatar si dorme nelle [...]