L’AFRICA DEGLI ESPLORATORI: L’INCONTRO CON IL POPOLO SURMA

ETIOPIA

  • L’AFRICA DEGLI ESPLORATORI: L’INCONTRO CON IL POPOLO SURMA

    ETIOPIA

    Dune - Viaggi Spedizione
    Durata 14 giorni
    Partecipanti minimo 8 massimo 12  partecipanti
    Partenze
      2024
    • Dal 22  febbraio  al 6  marzo  
      Iscrizioni aperte
    • Dal 21  novembre  al 4  dicembre  
      Iscrizioni aperte

    A PARTIRE DA:  

    5.380€

    Etiopia

    L’AFRICA DEGLI ESPLORATORI: L’INCONTRO CON IL POPOLO SURMA

    Terra varia e multicolore, ricca di odori e di sensualità, di umori, di una forza che sconvolge, dove lo spazio diventa un’astrazione. Terra antica e selvaggia, estesa al di là delle proprie alte montagne. Dove tutto ha avuto origine e dove tutto è ancora legato alle origini; dove si sente palpitare il cuore dell’Africa profonda.
    Più che un viaggio è un’esperienza, una spedizione importante in territori vergini. Un viaggio nella valle dell’Omo per rivisitare quelli che sono ancora realmente territori tribali. Un itinerario in quelle che sono le vere terre dei degli Hamar, dei Karo, dei konso, dei Dassanech, e degli isolati Surma. Verso i villaggi al di là del fiume nelle terre che guardano il Sudan e quelli stagionali e isolati degli Omo. Per ripetere emozioni già vissute, per viverne di nuove: perché i popoli migranti regalano sempre situazioni, emozioni, incontri. Genti che ancora svelano le antiche tradizioni. Tradizioni di popoli con un passato per lo più importante: una lunga storia scritta sull’erba secca della savana e tra le capanne dei villaggi. A noi rileggerla...

    “Ebbi la sensazione d’esserci imbattuti in una razza sopravvissuta solo perché il tempo aveva dimenticato di estinguerla”
    John Hillary / Journey to the jade sea
     

    Itinerario di viaggio

    Partenza in serata con volo di linea per Addis Abeba. Pasti e pernottamento a bordo. Arrivo previsto la mattina seguente.  
    Arrivo ad Addis Abeba, disbrigo delle formalità e trasferimento in hotel. Nel pomeriggio visita dei luoghi e monumenti più significativi della città. Addis Abeba, ovvero il "nuovo fiore" in amarico, sorse come piccolo agglomerato sull'altopiano lungo le rotte carovaniere e, dopo l'ampliamento operato da Menelik II nel 1887, si popolò rapidamente fino a raggiungere gli attuali 4-5 milioni di abitanti. Interessante notare che prima che nella zona venissero introdotti gli eucalipti (1896), la capitale rischiò di essere abbandonata a causa della mancanza di legna da ardere. Posta a 2.324 metri d'altezza e ai piedi del Monte Entoto, la città offre al visitatore, oltre allo spettacolo di uno dei più grandi mercati di tutta l'Africa, anche alcuni monumenti storici ed artistici molto interessanti. Il Museo Etnografico costituisce un’ottima risorsa per comprendere la ricca diversità etnica dell'Etiopia. Pranzo e cena liberi. Pernottamento in hotel 
    Si parte alla volta del lago Wonchi, a circa 160 km dalla capitale. Il percorso si snoda tra terreni agricoli, valli e paesaggi natutali molto rilassanti. Questo lago ha riempito il cratere di un vulcano, ora spento, la cui cima si trova a 3380 metri sul livello del mare, e che contiene anche sorgenti minerali calde, cascate e bellissime vallate, oltre ad un monastero. Una volta a destinazione si potrà percorrere un sentiero di 4 km lungo il bordo del lago, passando da campi verdi e piccoli villaggi. E’ prevista anche una gita in barca sul lago stesso. Pranzo a picnic, cena e pernottamento al campo. 
    Continuando il nostro percorso entriamo nello splendido territorio Guraghe. L’area compresa tra Wolisso e Wolkite è abitata dal popolo Guraghe, appartenente al gruppo linguistico Semitico proveniente da nord intorno al 9° Secolo durante l’espansione del Regno Cristiano verso sud. I Guraghe sono uno dei popoli più notevoli e laboriosi dell’Etiopia che occupano l'area a est del fiume Gibe da centinaia di anni. Divisi in unità politiche tradizionali indipendenti, sono in prevalenza agricoltori, soprattutto di banana, e allevatori. A molti gruppi di artigiani (fabbri, conciatori di pelle, vasai ecc.), spesso stigmatizzati come maghi dal resto della popolazione, è precluso il possesso e la coltivazione delle terre. Sono conosciuti anche per le loro sculture in legno. Il loro pane, chiamato “Korcio” si ottiene dalla fermentazione della foglia del falso banano (Ensete). Dopo 2/3 ore in auto si raggiunge la base di partenza per un trekking di 30/45 minuti che ci porta ai  villaggi Guraghe per la visita e l’incontro con la popolazione. Per chi non se la sentisse, possibilità di salire a dorso di mulo, che comunque caricheranno anche l’attrezzatura ed i bagagli.Pranzo a picnic, cena e pernottamento al campo. 
    Si continua verso Mizanteferi e Shoa Ghimira per incontrare le popolazioni Dizi, Definiti a volte come nilotici, altre come nilo-camiti, questi clan, che includono i Mursi, i Bodi e i Surma, sarebbero in realtà i resti di antichissime popolazioni camitiche, spinte a ovest e a nord oltre il fiume Omo da successive ondate di invasori provenienti da est… Le etnie “selvagge” dell’Omo Inferiore sono prive di ogni forma di cultura materiale avanzata, ma in compenso possiedono un ricco universo simbolico. Il simbolismo è presente ovunque: cicatrici, piume di struzzo, crocchie, gioielli e persino certi indumenti trasmettono messaggi altrettanto significanti e chiari di quelli citati.  Visita ad alcuni villaggi. Pranzo in corso di escursione, cena e pernottamento al campo a Tum.
    Ai margini sud occidentali dell’Etiopia, lungo le vallate al confine col Sudan, vive il gruppo nilotico più intatto: i Surma, o Suri, che sono stati sloggiati dalle loro terre ancestrali dai Bumi, loro tradizionali nemici. Allevatori e guerrieri, sono in perenne conflitto tribale per il bestiame ed i pascoli. Il bestiame governa la vita quotidiana, l’economia e la stessa società: grazie alla dote in bovini delle sorelle, i maschi potranno a loro volta sposarsi e il clan si organizza in funzione delle continue razzie subite o inflitte. Mais e sorgo integrano la dieta dei Surma basata principalmente da latte e sangue di vacca; i ragazzi bevono sangue per crescere, gli uomini per acquistare forza. Anche le donne Surma, come quelle Mursi, portano il piattello labbiale. Tra i venti e venticinque anni di età i piattelli sono inseriti nelle labbra delle donne, procedimento che inizia sei mesi prima del matrimonio con la perforazione del labbro inferiore, che si dilata inserendo piattelli ma mano di dimensioni crescenti. La dimensione finale indica il numero di bovini richiesto dalla famiglia della ragazza per darla in sposa. Dopo sei mesi di stiramento il labbro risulta così elastico che un piattello può essere inserito o tolto senza difficoltà. I piattelli devono essere portati sempre in presenza di uomini, possono essere tolti solo in privato per mangiare e dormire, o quando si è in compagnia di altre donne. I Surma tengono molto al loro aspetto estetico tanto da aver sviluppato complesse tradizioni di pittura corporea. I migliori artisti sono di solito gli uomini, e non solo si dipingono tra di loro, ma decorano anche le donne e i bambini della tribù. Servendosi di gesso mescolato ad acqua, creano numerosi e diversi motivi a forma di vortici, strisce, fiori, stelle ed altri ancora, tutti apprezzati unicamente per la loro bellezza. Non manca occasione per dipingersi, specialmente in occasione dei duelli Donga, che hanno luogo alla fine della stagione delle piogge e continuano per un periodo di tre mesi. Le pitture facciali e gli sguardi truci hanno lo scopo di intimidire l’avversario. Visita dei villaggi. Pranzo a picnic, cena e pernottamento al campo. 
    Entriamo nel territorio dei Karo, una popolazione di ceppo nilotico che vive in capanne di forma circolare divise in due zone separate da un grande spiazzo centrale. Ormai ridotti ad alcune centinaia di individui, i Karo hanno una corporatura atletica con un’altezza media di un metro e novanta e gli uomini riservano molta cura all’acconciatura, che viene studiata nei minimi dettagli. La volontà di differenziazione si esprime tuttavia soprattutto nella pittura corporale, che presso i Karo diventa una vera e propria forma d’arte. I Karo, dai grandi occhi e dalla curiosità inesauribile, hanno goduto per tradizione di uno stile di vita caratterizzato da una lentezza e un’immutabilità che sono quelle stesse dell’ampio e fangoso fiume che serpeggia attraverso il loro territorio. Sebbene non sia di certo un Eden, la loro enclave sperduta rimane un luogo di alta spiritualità. Prima di una cerimonia o danza, i Karo si decorano i corpi con una pittura a base di calce bianca, minerali gialli e ferrosi polverizzati, spesso imitando il piumaggio delle faraone selvatiche. Le donne Karo si scarificano il petto per motivi estetici, poiché si sostiene che la cute di una donna scarificata eserciti attrazione sessuale sugli uomini. Se un uomo presenta il petto completamente coperto da cicatrici, significa che ha ucciso un nemico o un animale pericoloso. Le scarificazioni sono praticate con un coltello o una lama di rasoio e sulle ferite si passa cenere per produrre un effetto di rilievo. Anche i cercini di argilla grigia e ocra indicano l’uccisione di un nemico, o di una bestia feroce. Entrambe le forme di decorazione hanno lo stesso significato simbolico per gli Hamar e per i Karo. Visita di alcuni villaggi, tra cui quello di Korcho, con belle vedute sul fiume Omo, e quindi proseguimento per Turmi. Pranzo in corso di escursione, cena e pernottamento in hotel. 
    Partenza per il  villaggio di Omorate, il più meridionale dell’Etiopia, l’ultimo paese prima del Lago Turkana, prima del Kenya. Ricordiamo di portare con se il passaporto, che potrebbe essere richiesto alla frontiera. Escursione in barca sul fiume Omo per incontrare i Dassanech, fino a pochi anni fa conosciuti col nome “Galeb” si muovono in questo vasto territorio inseguendo l’acqua e i pascoli. I Dassanech sono gli unici nella valle dell’Omo a parlare una lingua cuscitica, sono suddivisi in otto clan, alcuni di natura seminomade, ciascuno con una propria identità e legati a particolari aree del territorio. Sono le stagioni stesse a dettare gli spostamenti. Le capanne di ogni villaggio, piccole e rotonde, con un’apertura molto bassa che costringe ad entrare carponi, sono circondate da un grande recinto di protezione. All’interno non è prevista alcuna divisione tra la zona per riposare e quella destinata alla custodia del grano e della cucina, costituita da un focolare quasi sempre acceso. Le capanne, infatti, vengono utilizzate esclusivamente come ricovero e tutte le attività si svolgono all’esterno. Le donne hanno un ruolo particolarmente importante sia nella gestione domestica che nello smontare e rimontare le capanne durante gli spostamenti stagionali. Come tutti i popoli dell’Omo anche i Dassanech praticano interessanti cerimonie di iniziazione. La più importante, detta dime, celebra l’ingresso nella pubertà delle ragazze del villaggio, ormai pronte per il matrimonio. In occasione del dime, che dura non meno di sei settimane, vengono uccise dieci mucche e trenta pecore per ogni ragazza, e per molte ore nel corso della giornata, i partecipanti, vestiti con pelli di animali selvatici poggiate sulle spalle e ornati da stravaganti acconciature dei capelli, danzano al ritmo di tamburi e dal battito delle mani. Il territorio in cui vivono si estende su entrambe le sponde dell’Omo a nord e ad est del Turkana, ovvero il Lago Rodolfo degli esploratori italiani. In Etiopia sono circa 26.000, cui si devono aggiungere le alcune migliaia che vivono in Kenya.  La regione è essenzialmente arida e battuta da forti venti. Rientro a Turmi e nel pomeriggio visita di un Villaggio Hamer. Gli Hamar nomadizzano nella zona del Chew Bahir (ex Lago Stefania), ora per lo più asciutto e salato, che si presenta, dati i cristalli che si sono formati sulla sua superficie, come un grande specchio circondato da montagne.  E’ uno dei tanti laghi della Rift Valley, la più grande “valle” del mondo che dal Mar Morto fino al Mozambico, con diramazioni fino al Botswana, spacca praticamente in due parti il continente africano. Circa 25 milioni di anni fa i vasti altopiani di queste regioni, a causa di una gigantesca pressione sotterranea, si gonfiarono fino a creare un’immensa cupola e violente eruzioni crearono il panorama che conosciamo oggi. In Etiopia la faglia attraversa il Paese in direzione nord-sud e piega verso il grande sud, verso il cuore dell’Africa: è la regione ove sprofondò la crosta terrestre e ora appunto si trovano i grandi laghi. Pensione completa in hotel.
    Mattinata dedicata al bellissimo mercato settimanale degli Hamar. Il giorno di mercato è il momento sociale per eccellenza che richiama le varie popolazioni locali ognuno nel suo “abito” migliore; uomini e donne Hamar hanno grande cura delle loro acconciature, che ne accentuano la bellezza e simboleggiano status sociale, valore e coraggio.  Le mercanzie sono povere e di uso quotidiano: miele, bucce di caffè, qualche cereale, ocra; molto colorato è anche il mercato del bestiame.  Nel pomeriggio visita ad un villaggio hamer, per capire il loro modo di vivere e la loro cultura. Gli Hamar sono un popolo dal magnifico aspetto, celebre per le danze, le cerimonie di matrimonio e il “salto del toro”, che segna il passaggio dei giovani allo stato adulto; in quest’occasione le ragazze annunciano, suonando trombe, l’arrivo dei maz, i maschi hamar che hanno già compiuto questo rito iniziatico.  Durante la cerimonia i maz prendono parte a una sorta di preludio, consistente in bevute di caffè, considerato una benedizione. Giovani donne apparentate all’iniziando implorano di essere frustate dai maz;  quanto più numerose e vaste sono le cicatrici, tanto maggiore è la devozione delle fanciulle per il giovane sul punto di diventare un uomo. Iniziano i preparativi: mentre gli animali vengono radunati (da 15 a 30 capi), un ragazzo recentemente iniziato, coperto di olio e carbone di legna, compie un giro attorno alla mandria, salta sulla groppa del primo animale e da questo ai successivi; deve ripetere il percorso quattro volte per dar prova di virilità. Se dovesse cadere più di una volta, verrà frustato e canzonato spietatamente dalle donne…..Il mercato è frequentato anche da altre popolazioni, come i Karo e i Dassanech.Dopo il mercato si visita un villaggio Konso. I Konso, oltre che tenaci coltivatori, sono anche abili tessitori: originali le stoffe colorate tessute a mano che le donne usano come gonne. Le colline dei Konso sono diventate oggetto di studio per via dei terrazzamenti con cui questi esperti contadini hanno saputo combattere l’erosione e aumentare i raccolti, tanto da guadagnarsi il sito di patrimonio Unesco. Alcune tradizioni sono peculiari di questo popolo: come costruire i villaggi in cima alle colline circondandoli con muri di due metri; e l’usanza di costruire stele funerarie in legno, i “waka”, in ricordo degli antenati. Cena e pernottamento in hotel.
    Verso Arbaminch, tra le montagne, visiteremo un villaggio Dorze. Questa popolazione mantiene ancor oggi cultura e tradizioni molto originali. Il gruppo etnico dei Dorze è famoso per le capanne a forma di proboscide di elefante, davvero particolari, e per la coltivazione della falsa banana, dalle radici delle quali proviene il loro pane tradizionale chiamato Kotcho, oltre che per la tessitura del cotone. Si rientra quindi ad Arbaminch. Cena e pernottamento in hotel
    La mattinata è dedicata ad una escursione in barca sul Lago Chamo per ammirare, con un po’ di fortuna, coccodrilli ed ippopotami. Pescatori locali gettano le reti a breve distanza, e sullo sfondo si vedono le sagome violette dei monti dei Dorze a chiudere l’orizzonte. Pranzo a picnic. Nel pomeriggio proseguimento per Awassa. Cena  e pernottamento in hotel.
    Partenza per la cittadina di Shashamane, la terra dei Rasta. La filosofia rastafari, come tutti sappiamo, si ispira alla figura dell’ultimo negus che al momento dell’incoronazione prese il nome di Haile Selassie, ma il cui vero nome era Ras Tafari. Da qui il termine “Rasta”. Dopo la caduta del regime di Menghistu e una certa apertura dell’Etiopia al mondo esterno, Shashamane è diventata una meta di pellegrinaggio per i rasta e sinonimo della Terra Promessa cantata da Bob Marley.  La zona è famosa per la coltivazione del caffè, la cui preparazione in Etiopia segue rituali ben precisi, necessita di tempo e crea in chi assiste sensazioni molto piacevoli. Essa è parte integrante della tradizione culturale e della vita sociale del Paese. Proseguimento per Addis Abeba. Camera in day-use, cena in un ristorante tradizionale e in tempo utile trasferimento in aeroporto per il volo di rientro in Italia. 
    L’arrivo in Italia è previsto in mattinata.   Per ragioni tecnico-operative l'itinerario potrà essere invertito o modificato dalla guida e/o accompagnatore sul posto se ritenuto necessario e nell’interesse del gruppo    

    Perché con noi

    • Viaggiamo in Etiopia da più di 25 anni.
    • Il nostro circuito è accompagnato da un Esperto profondo conoscitore di luoghi e popoli.
    • L'itinerario è effettuato con jeep Toyota 4X4  dove prendono posto 3 clienti + autista per veicolo. Ogni partecipante ha quindi un posto finestrino garantito
    • 5 pernottamenti sono previsti in tenda igloo, per permetterci di addentrarci nel territorio Surma più autentico. Forniti lettini, materassini di gomma piuma, tenda doccia, tavolo e sedie per i pasti consumati al campo.

    I nostri esperti

    NICOLA PAGANO

    Dal 22  febbraio  2024 al 6  marzo  2024

    PAOLA POGGIALI

    Dal 21  novembre  2024 al 4  dicembre  2024

    Approfondimenti di viaggio

     VOLII Voli di linea scelti per questo itinerario sono operati dalla compagnia di bandiera ETHIOPIAN AIRLINES sui cui orari ed operativi è stato elaborato il programma di viaggio. Segnaliamo che sono possibili cambiamenti di orari e di aeromobili non dipendenti dalla nostra volontà che potrebbero determinare modifiche all’itinerario di viaggio.  MEZZI DI TRASPORTOUtilizziamo veicoli 4X4 dove prendono posto 3 viaggiatori + 1 autista. Essendo il gruppo suddiviso [...]