Oggi ci attende una giornata impegnativa, ma sempre ricca di emozioni.Sveglia di primo mattino, colazione e partenza per la Ciudad Perdida! Il percorso è impegnativo: ci separano 1200 scalini di pietra dissestati, costruiti dagli antichi Tayrona, per raggiungere la leggendaria Teyuna.Camminiamo avvolti solo dal rumore dell’acqua e delle foglie e accompagnati dai versi di più specie di uccelli di quante se ne possano contare.Una volta arrivati lassù, ci si gode il panorama, mentre la nostra guida indigena ci porterà in viaggio nel tempo e nella storia alla scoperta dell’antica civiltà Tayrona, spiegandoci le tradizioni, le credenze e le leggende che ancora oggi vengono tramandate di generazione in generazione… La Ciudad Perdida è il sito archeologico dove sorgeva un tempo una città antica. Si pensa che sia stata fondata attorno all’800, circa 650 anni prima di Machu Picchu. Come spesso accade, venne scoperta per caso da alcuni huaqueros, (tombaroli) che cominciarono a scavare al centro di una serie di cerchi di pietre che avevano ritrovato in mezzo alla giungla più fitta. Quei cerchi erano le basi sulle quali i Tayrona avevano costruito le loro capanne di legno e foglie e dove, proprio al centro, seppellivano insieme ai resti dei loro antenati anche il cibo, gli oggetti e i tesori che servivano per il viaggio verso l’oltretomba.Uno dei primi tombaroli si chiamava Florentino Sepúlveda e diede a quel luogo un nome che raccontava tutte le sue sensazioni, El Infierno Verde.Florentino insieme ai suoi due figli, César e Jacobo, dopo un terribile viaggio fra pietre scivolose, foreste impenetrabili, fango, pioggia, salite durissime e giorni e notti di accampamenti di fortuna, si ritrovò su quelle pietre antiche in mezzo alle montagne e in quei buchi iniziò a trovare ciotole di ceramica, anfore, ma anche monili e maschere d’oro. Era il 1972 e da quel momento in poi iniziò tutto quello che accade quando si ritrova qualcosa di prezioso: scavi, distruzioni, rivalità, spedizioni agguerrite, furti e spargimenti di sangue fino a quando il governo non decise di proteggere, almeno in parte, la città sacra del popolo Tayrona.Il resto fa parte della storia della Colombia perché la Sierra Nevada di Santa Marta e quindi tutto l’attuale percorso per salire da Machete Pelao alla Ciudad Perdida vide l’inizio del disboscamento degli alberi secolari compiuto negli anni 50 dai campesiños per vendere a valle il legno necessario per costruire le case dei ricchi. Era molto più redditizio vendere legno che coltivare caffè e cioccolata. In seguito, negli anni 60/70, in quei vasti spazi disboscati iniziò la coltivazione sempre più massiccia della marijuana, sostituita in seguito dalla coca che un tempo le popolazioni locali coltivavano a puro scopo religioso, per arrivare alla conoscenza.Con tutti i soldi che giravano, i tesori della Ciudad Perdida non facevano più gola a nessuno, né ai narcotrafficanti, né alle truppe paramilitari, né ai guerriglieri rivoluzionari e perfino per i tombaroli quelle zone erano diventate troppe pericolose.Oggi, dopo anni di lavori di sistemazione, studio e protezione dei circa 170 terrazzamenti e delle scalinate che salgono con gli ultimi ripidi gradini fino alla cima della Ciudad Perdida, e dopo il processo di pacificazione fra il governo colombiano e i guerriglieri delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucianarias de Colombia), qui è tutto molto tranquillo e sicuro. I popoli locali si occupano di allestire gli accampamenti con tutto il necessario, effettuare i trasporti dei materiali con i muli e guidare i turisti alla Ciudad Perdida. Nel mese di settembre, per un certo periodo, nessun turista può accedervi. La Ciudad Perdida ritorna ai Tayrona che arrivano dalle montagne più alte, dalle foreste più lontane e si riuniscono nel loro luogo dello spirito per assorbirne e restituirne la sacralità, attraverso riti e offerte.Dopo aver gironzolato tra i terrazzamenti, in tarda mattinata rientriamo al campo da cui siamo partiti per il pranzo.Nel pomeriggio inizia la discesa di circa 10 km fino al prossimo campo, dove pernottiamo.La discesa è lunga e difficile come l’andata, specie se piove e il terreno diventa molto scivoloso, ma dopo aver raggiunto la meta tutto diventa più accettabile e ci si gode maggiormente la natura selvaggia che ci circonda.Pensione completa. pernottamento alla Cabaña Wiwa (450 m slm) o similare.