• STORIA E LEGGENDA NEL CUORE DELL’ASIA

    UZBEKISTAN

  • STORIA E LEGGENDA NEL CUORE DELL’ASIA

    UZBEKISTAN

    Viaggi con Esperto

    Durata 10 GIORNI
    Partecipanti MINIMO 10 MASSIMO 16  PARTECIPANTI
    Partenze

      2023

    • Dal 10  agosto  al 19  agosto  

    A PARTIRE DA:  

    2.850€

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    Uzbekistan

    STORIA E LEGGENDA NEL CUORE DELL’ASIA

    L’ idea delle sabbie dei deserti asiatici arginati dagli spalti di terra cruda delle fortezze antiche e l’idea delle popolazioni nomadi che si affacciano sui giardini di meticolose civiltà agricole è un’immagine sintetica che rappresenta bene la storia tormentata delle regioni conosciute col nome di Corasmia e Transoxiana nel corpo dell’odierno Stato uzbeko. L’antica cultura persiana (il culto del fuoco, i riti secolari dei Magi, i suoi simboli antropomorfi) è rimasta latente sotto la pesante ed inossidabile corazza mussulmana che l’ha rivestita in modo soffocante per secoli fino all’occupazione russa. Il “Rinascimento islamico” con i volti di grandi scienziati, matematici, astronomi, poeti (Al Khoresm, Al Biruni, Omar Kahyyam, etc.)  ha sfidato l’ottusità del primo integralismo religioso, ma ne è rimasta travolta. La forza e la consapevolezza della civiltà persiana si sono aperte, in tutta la loro raffinatezza e profonda grandezza, alle dilaganti popolazioni di stampo “turco”. La lingua persiana, la lingua araba, la lingua turca si sono avvicendate in vortici inarrestabili sedimentando ognuna un tono, un suono diverso. L’ architettura si è espressa in ostinate analisi geometriche inseguendo l’incidenza dei raggi di luce fino a lasciare quasi del tutto questa profonda ricerca per esprimersi nel color cobalto delle maioliche e nelle vertiginose linee della mastodontica forma architettonica del grande impero di Tamerlano

     

    ITINERARIO

    Partenza dagli aeroporti italiani per Istanbul con successiva coincidenza con il volo diretto ad Urgench, il punto più ad oriente del nostro itinerario. 
    Urgench è un centro urbano completamente nuovo creato secondo un disegno statale al fine di dare una immagine molto ordinata, moderna, del Paese. La strada principale è fiancheggiata da edifici dalle linee pulite e semplici, ma è una pura scenografia al di là della quale la vita reale piano piano prende forma.Urgench è un nome storico, ma il centro antico, conosciuto col nome di Kunia Urgench, raso al suolo dal passaggio dei mongoli e del quale non restano che pochi ruderi, oggi si trova in territorio turkmeno. La costituzione dei nuovi Stati, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, ha tracciato confini politici che nulla hanno a che fare con l ‘omogeneità storica dei territori.La distanza tra l’aeroporto e il centro antico di Khiva è di circa 40 chilometri.In meno di un’ora si arriva alle mura della città.Le due giornate che passeremo presso Khiva sono dedicate sia alla visita del nucleo cittadino, entro le mura, sia alla visita dell’ambiente esterno. Dopo la prima colazione e il tempo di sintonizzarsi mentalmente con l’atmosfera del viaggio, lasciamo Khiva per l’escursione verso i resti della fortezza Ayaz Kala. La distanza non è tanta ma la strada è stretta e non troppo veloce. Occorre circa un’ora e quaranta minuti per raggiungere il luogo di visita.L’escursione verso la fortezza di Ayaz Kala è una parentesi molto significativa per meglio comprendere la costituzione fisica e l’organizzazione antica del territorio.Affioramenti di carbonati, falde acquifere molto superficiali, villaggi contadini sparsi qua e là ed infine le prime sabbie, talvolta lievemente ondulate, come preludio di spazi aridi pressoché inospitali: i deserti del Karakum e quello del Kizilkum. La fortezza faceva parte di una catena di punti di difesa e di controllo per la protezione del mondo sedentario tormentato da frequenti attacchi sferrati dai nomadi delle steppe settentrionali. Questi sistemi difensivi, già attivi nel IV secolo, erano costituiti da fortezze di mattoni di terra cruda, collegate una all’altra con sistemi di comunicazione visiva sia diurna sia notturna, con il fumo dello sterco di lupo o con i fuochi accesi sulle mura. Oggi i bastioni sono in gran parte disciolti ma nonostante ciò Ayaz Kala, contornata da lievi rilievi sabbiosi di fronte ad uno spazio piatto ed infinito, resta un sito molto suggestivo.Consumeremo il pranzo in un campo di yurte presso il sito.Al termine si rientra a Khiva, proprio quando le luci del tardo pomeriggio rendono più calda e suggestiva l’atmosfera del centro storico.Sistemazione in albergo e cena. 
    Gran parte della giornata la dedicheremo alla visita dei diversi monumenti che costituivano il nucleo “nobile” della città.L’architettura che abbiamo definito “nobile” è quella del potere, quella religiosa ed infine quella militare. Le abitazioni della gente comune, l’organizzazione popolare, non sono rimaste nella storia. L’Asia è stata affollata di popoli di fantasmi che non hanno lasciato traccia del loro passaggio…solamente corpi caduti sui campi di battaglia e poi svaniti.Per questa ragione le visite si svolgono verso edifici che sono stati i luoghi dove gli emiri hanno condotto la loro vita, tra ambienti protetti e harem, all’ombra di minareti possenti e sotto la protezione dei mausolei dove riposano gli uomini santi del mondo islamico. Le mura di Khiva sono punteggiate di banderuole colorate a segnare le sepolture dei Marabutti, sepolti là, nel piede interno delle mura, come a fiancheggiare spiritualmente il coraggio degli uomini durante gli assedi e gli attacchi di eserciti nemici. Tutto l’impianto architettonico è un insieme compatto, molto suggestivo, che risale al periodo dei governi politici turchi, quindi collocabile nei secoli successivi al XVI secolo. Le strutture si sono conservate in modo autentico fino ai nostri giorni e chiaramente le parti fragili, soprattutto quelle in terra cruda, hanno richiesto opere di restauro. Soprattutto a tarda sera e la notte, nelle strade di lastre secolari, tra pareti di ceramiche azzurre e pareti grezze color terra, resta sospeso un mondo incantato a cavallo tra il passato immaginario delle “Mille e Una Notte” e l’aria della nostra modernità. Visite di Ichan Kala: Appena fuori dai bastioni di Khiva, fino a pochi anni fa, vi erano due punti di raccoglimento: la mappa della cosiddetta “Via della seta” ad evocare la magia di una giostra fantasmagorica che, come un firmamento, attraversava le terre da est a ovest e un bellissimo monumento in bronzo di Al Khoresm, grande matematico ed emblema del “Rinascimento islamico” dell’undicesimo secolo.Il centro cittadino antico è raccolto entro le mura che la circondano per due chilometri e mezzo ed è noto col termine “Ichan Kala”.Ota Darvoza, “Porta occidentale”, è il nome dell’ingresso principale che, aprendosi sulla via mediana, scopre subito i tratti della bellezza architettonica del centro.Alla nostra destra l’inconfondibile cilindro maiolicato del Kalta Minor, il minareto incompiuto ai piedi del quale sta l’edificio della madrassa Mohammed Amin Khan. Proprio sul lato opposto la via è fiancheggiata dall’alto muro del complesso della cittadella interna che comprendeva la residenza del sultano con i vari spazi estivi o invernali per le diverse attività politiche o religiose. Di fronte all’ingresso della cittadella, una piazza e poi la facciata di un altro edificio storico: la madrassa Mohammed Rakhim Khan.Proseguendo lungo l’asse della via centrale si incontra la moschea antica, Juma Masjid o moschea del venerdì, un bellissimo complesso ipostilo, fondato nell’undicesimo secolo, ora sconsacrato. L’interno fresco ed ombreggiato della moschea ha qualcosa di magico, duecentotredici colonne di legno si elevano per più di tre metri dando vita ad un ambiente che ricorda l’atmosfera silenziosa di una foresta, con poca luce che filtra dai lucernai come pallidi fasci di luce attraverso le chiome degli alberi. Lo stesso odore della moschea è quello del legno, l’odore dei tronchi di olmo modellati a calice allungato, ognuno diverso per diametro dall’altro; è facile riconoscere i più antichi: le decorazioni intagliate, levigate da mille mani, affiorano ormai quasi impercettibili dalla superficie del fusto.Oltre la moschea antica la strada centrale continuerebbe fino alla “Porta orientale” Palvan Darvoza, ma qui le vie ortogonali portano verso altri monumenti molto importanti: verso nord il complesso conosciuto col nome di “Tash Hauli” ovvero “Palazzo di pietra”, una seconda residenza per il sultano. il palazzo comprendeva un bel cortile, dalle pareti decorate di maioliche come tappeti pendenti, al centro dell’edificio residenziale delle donne, l’harem.Il lato opposto, cioè il settore meridionale, è dominato dallo svettante minareto di Islam Khoja, alto 44,8 metri e poco lontano da quest’ultimo, il complesso di Paklavan Mahammud, il mausoleo dedicato a questa figura leggendaria del XIV secolo che grazie alla sua forza ed alla sua magnanimità venne adottata come patrono della città. L’interno del complesso, oltre alla tomba del patrono, contiene diverse sepolture di sultani di Khiva vissuti tra il XVII ed il XIX secolo.Oltre a quelli già citati il centro di Khiva conta numerosi altri monumenti e viuzze che dileguano nel settore delle abitazioni civili fino a ritrovare la facciata interna delle mura. Il centro è molto vivace e non ci si perde a Khiva; decine di commercianti e artigiani decorano le vie con bancarelle di cappelli di pelliccia, legni intarsiati, tessuti dai disegni tradizionali, tappeti e maioliche. Pranzo e cena in ristoranti locali. 
    Sono circa quattrocentosettanta chilometri di distanza tra Khiva e Bukhara ed in mezzo vi sono le sabbie. Sono due i grandi deserti dell’Asia centrale: il Kara kum, deserto dalle sabbie nere che dai confini uzbeki si estende nel territorio del Turkmenistan ed il Kizilkum, deserto dalle sabbie rosse che, a sud del lago D’Aral, si estende dall’oasi di Khiva fin quasi alle porte di Bukhara.Sono quelli asiatici deserti diversi da quelli africani: freddi fino alla morte d’inverno e caldi da paura in estate. Sono sabbie dalle ondulazioni lievi e lunghe flagellate dai venti gelidi del nord e talvolta punteggiate da arbusti. Una pianta particolarmente diffusa è il Saxaul, un cespuglio che ha la capacità di allargare le sue radici nel terreno sabbioso e creare quel minimo di habitat utile alla sopravvivenza di pochi animali selvatici.Il deserto del Kizil kum, che attraverseremo durante questa giornata, lambisce le sponde terrose del fiume Amu Darya, anticamente conosciuto col nome di Oxus da cui deriva poi il nome della regione centro occidentale dell’Uzbekistan: Transoxiana. Quindi in questa giornata si lascia la regione che era nota col nome di Khorezm (Corasmia) e si entra nella regione della Transoxiana.Sono circa otto/nove ore di viaggio con la sosta pranzo. Si arriverà a Bukhara nel tardo pomeriggio.Sistemazione in hotel.Pranzo in ristorante, cena in Hotel oppure in ristorante. 
    Per calarsi più integralmente nella visita di questi centri antichi dell’Uzbekistan bisogna comprendere soprattutto il ruolo strategico che queste terre ebbero nel passato, anche in quello più recente. Ci sono due aspetti particolarmente significativi, il primo è quello culturale: alcuni gruppi di potere, quello dei Samanidi del X° secolo erano famiglie dal grande passato nobiliare maturato in seno alla tradizione  persiana, grande prestigio culturale e grandi abilità amministrative radicate nel passato zoroastriano ma sotto l’egida del potere dei califfi di Bagdad ed il  secondo è l’aspetto strategico-geopolitico che vide questi territori, governati da emiri di sangue turco-asiatico, autocrati capricciosi, intolleranti, talvolta patologici, al centro dello scontro politico tra la corona inglese e la Russia zarista. In questi corsi di storia politica, direi così distanti uno dall’altro, un unico filo conduttore di tenore civile passa attraverso tutte le epoche, è il commercio, sono le carovane, sono le strutture architettoniche dei mercati coperti che dettarono il flusso di passaggio delle genti, le più diverse etnicamente, all’interno del centro storico.Si passeggia dalla cupola antica del mercato coperto degli usurai a quello dei cappelli a quello dell’oro in un continuo susseguirsi di merci, di colori, di richiami ed è facile immaginare quale poteva essere la vivacità del folclore antico. Visita di Bukhara:Il Mausoleo di Ismail Samani è la struttura più significativa di quell’architettura della X secolo che, non utilizzando il colore delle ceramiche, realizza l’alleggerimento della forma solida con la fantasia del disegno formato dalla composizione monocroma del mattone. Le facce del mausoleo sembrano intarsiate. Mille angolature cangianti al minimo mutare dell’incidenza della luce solare.Il “museo dell’acqua” o Chasma Ayub; i resti delle mura che circondavano la città e poi la moschea Bolo Khauz, dal caratteristico portico in legno e infine proprio di fronte a quest’ultima l’Ark, il complesso della cittadella, molto distrutta dai vari avvicendamenti storici ma pur sempre perno della storia medievale di Bukhara. Ancora fuori dal raccolto centro cittadino il monumento noto col nome di Chor Minor ovvero “Quattro Minareti” un edificio rimanente, forse il portale di un’opera architettonica molto più grande, che termina verso l’alto con quattro punte di minareti gemelli. Una volta terminate le visite a queste emergenze architettoniche dei quartieri periferici, la nostra attenzione si concentra sullo sviluppo della parte storica più interna. Il nucleo più centrale della città è molto accogliente, molto vivace, molto suggestivo: tanti monumenti da vedere ma anche lo spazio ideale per passeggiare tra le mille attrazioni artigianali.Dalla famosa piazza Lyabi Khauz, con la sua vasca centrale racchiusa tra la madrassa (scuola coranica) Nadir Divan Begi, la Khanagha (centro per Dervisci) e le case del quartiere ebraico il centro di Bukhara si sviluppa attraverso tre Toqi (mercati coperti). Si fiancheggia la antichissima struttura Magog-i- Attari, e poi la piazza laterale delle Kosh Madrassa (le madrasse gemelle di Abdul Aziz e Ulug Beg), fino alla bellissima piazza Poi-Kalon. È senza dubbio la piazza più suggestiva di Bukhara, raccolta tra la facciata della moschea e quella della scuola coranica Mir-i-Arab sotto l’egida del grande minareto del XI secolo, sopravvissuto all’ondata dei mongoli nonché ai bombardamenti russi. Insomma, Bukhara è un centro antico da sempre aperto ai forestieri, la sua predilezione è il commercio il suo carattere è l’accoglienza. Pernottamento in Hotel.Pranzo in ristorante e cena. 
    Il trasferimento dura circa cinque ore. A fine mattinata si giunge alle porte di Samarcanda, una città più elevata, circa 900 metri slm, e più fresca la notte rispetto a Khiva e Bukhara.Ognuno dei luoghi architettonici del Paese ha sue caratteristiche peculiari, ma senz’altro il nome che più di ogni altro evoca la grandezza di questo territorio e la sua assoluta centralità nel contesto politico e commerciale è la città di Samarcanda.Samarcanda è nelle narrazioni di Marco Polo; è un luogo esotico quasi magico situato in qualche mondo immaginario che solo la fantasia sollecitata dalle miniature di Sharazade, misteriosa bellezza orientale di grande genio e raffinatezza femminile, poteva ricreare nella mente dei popoli occidentali.In ogni carta che tracci la cosiddetta” Via della Seta” …là, al centro del mondo, è la tappa di Samarcanda. Un luogo chiave tra oriente e occidente che ha visto tante delle mercanzie più pregiate passare tra le sue dita: sete cinesi, lapislazzuli afgani, Turchesi himalayani, tappeti di tribù turkmene,Il blu della chiesa. Il cielo di Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova o il mantello blu delle Madonne del Beato Angelico nel convento di San Marco a Firenze non sarebbero stati così intensi se non fosse stato per quei preziosissimi lapislazzuli afgani!Ma quella Samarcanda antica era un posto radicato sulle rovine di Marakanda dove il passaggio di Alessandro Magno sparse i semi della cultura ellenistica e sulle cui rovine emerse Afrasyab capitale del re Varkhuman.Infine, questa Samarcanda che arriva ai giorni nostri è quella capitale impressionante che volle farne Tamerlano, con i suoi monumenti impareggiabili per grandezza.Uno degli esempi più significativi dell’epoca di Tamerlano è il Gur-i-Mir, la struttura che egli fece progettare per accogliere le spoglie di suo nipote Mohammed Sultan ma che presto divenne la sua stessa tomba. La cupola a cipolla ed a spicchi del mausoleo è l’esempio dell’unione creativa e costruttiva delle menti più raffinate che l’emiro portò a Samarcanda. L’enorme impero che arrivò ad estendersi dall’Anatolia, attraverso il Medio Oriente e la Persia, fino alle terre indiane copriva terre che   avevano generato grandi scienziati mentre l’Europa era ancora profondamente immersa nella palude del medioevo.La tomba di Tamerlano, posta al centro della sala, sopra la cripta che è il vero luogo di deposizione del corpo, è molto affascinante: un parallelepipedo orizzontale, in giada verde scuro, verde cupo-profondo; giada della Mongolia portata nel 1425 da suo nipote Ulug Beg la cui tomba si trova pure nello stesso mausoleo.L’insieme geometrico delle pietre tombali è molto raffinato sia per le sue linee essenziali sia per l’importanza dei materiali.Il luogo più famoso di Samarcanda è senz’altro la piazza Registan.Un luogo che non esisteva al tempo di Tamerlano, la sua creazione avviene nei secoli successivi alla sua morte e sarà per grandezza e per cura della misura architettonica il momento più emblematico dell’unione del gusto e della tecnica maturata in seno al grande impero. La prima madrassa che forma il lato orientale della piazza è costruita per volere di Ulug Beg, primo successore dell’emiro dopo la sua morte avvenuta nel 1405. Le altre due strutture che chiudono il lato settentrionale, la madrassa Tillya Kari, ed il lato occidentale, la madrassa Shir Dor, verrano costruite molto più tardi, solo nel XVII secolo. Ciò che colpisce è quella speciale unità di pensiero che, attraverso i secoli, ha creato uno degli spazi più armonici per l’occhio umano, in Asia centrale. Un insieme tridimensionale, un apparato scenografico dove lo spazio vuoto di una piazza si ferma ai piedi delle linee verticali dei compressi architettonici.Pranzo e cena i ristoranti locali. 
    L’escursione che faremo in giornata avverrà con auto normali (tre persone per auto più autista) in quanto il transito ai bus non è ammesso sulla strada secondaria, considerata ‘strada di montagna” che percorreremo per arrivare a Shakrisabz.Occorrono circa due ore e mezza da Samarcanda per raggiungere Shakrisabz e poi un’altra ora circa per raggiungere il sito del mausoleo del villaggio di Langar Ota.  Questi corrugamenti montagnosi e poi queste lunghe piane che corrono verso le colline del Tajikistan sono l’’immagine perfetta della scenografia entro la quale si svolgevano le epiche scorrerie a cavallo di un Tamerlano molto giovane. Tamerlano è figlio di due culture: il nomadismo e la sedentarietà.  Il sangue mongolo di lontano retaggio, l’irrefrenabile spirito delle cavalcate senza limiti, si era mescolato all’istintivo calcolo matematico dello spazio insito nella mentalità della cultura sedentaria. La carismatica ascendenza di un sufi islamico si era sovrapposta, in una visione nebulosa, alla figura primordiale dello sciamano delle steppe.Il villaggio di Kesh, dove nacque l’emiro si trovava poco a sud dell’attuale Shakrisabz, il luogo che egli prescelse per la sepoltura di suo figlio Jahangyr e per la costruzione del suo palazzo monumentale: un edificio enorme dai cui resti oggi si può immaginare una struttura impressionante che, oltre ogni ragionevole grandezza, era la proiezione dell’insanabile egocentrismo dell’emiro. Il piccolo villaggio di Langar Ota è una entità contadina molto curiosa. È l’unica vera possibilità che si abbia durante il viaggio in Uzbekistan di avvicinarsi ad una realtà semplice, popolare. Quasi tutti i viaggi in questo Paese, ricchissimo di opere monumentali, ignorano l’aspetto della vita quotidiana. In realtà in quel mondo antico dell’Asia Centrale non c’era spazio per alcuna forma di espressione popolare importante. Nulla rimane dell’architettura popolare antica. Il villaggio di Langar Ota, essendo ai piedi di una tomba sacra ha in qualche modo mantenuto una certa identità ed è verso tale ambito che indirizziamo una parte della visita quotidiana: la moschea antica del villaggio e il mausoleo sulla collina antistante saranno i due fulcri di questa visita.Al termine delle visite si rientra a Samarcanda. Pranzo in ristorante locale e cena in Hotel. 
    Dedichiamo tutta la mattinata alla continuazione delle visite degli edifici architettonici di Samarcanda. Oltre a quelle visite già effettuate in precedenza (il mausoleo e piazza Registan), un altro monumento impressionante è la moschea che porta il nome della moglie più importante di Tamerlano, Bibi Khanum. Anche nei resti di questo edificio si legge la volontà dell’emiro di impressionare con le grandezze della struttura. Al fianco del sito dove sorgono i resti della moschea, si apre lo spazio semi scoperto del bazar di Samarcanda: frutta secca, canditi, spezie, formaggi, ortaggi ed altri generi di uso quotidiano sono esposti sui banchi di questo che è il più grande mercato all’aperto della città. L’area della moschea e del mercato, che in linea d’aria dista non più di un chilometro dalla piazza Registan, si colloca dirimpetto alla collina arida dove, nel XV secolo venne creato il cimitero monumentale Shah-i- Zinda che accoglie diverse sepolture della famiglia di Tamerlano, soprattutto figure femminili e alcune sepolture di ufficiali dell’esercito. È il luogo di pellegrinaggio mussulmano poiché il cimitero si sviluppa ai piedi di una tomba sacra “Shah- i -Zinda “ovvero “Re vivente “(Khusan Ibn Abbas) una figura leggendaria dell’Islam a Samarcanda. In questo luogo le ceramiche dei mausolei delle diverse gradazioni di tonalità   blu-cobalto creano, lungo la via stretta tra le facciate, una scenografia davvero singolare. La stessa collina che ospita il cimitero monumentale è il sito dove sorgeva l’insediamento più antico di Samarcanda conosciuto dapprima col nome di Maracanda al tempo di Alessandro Magno e poi col nome di Afrasyab al tempo del re Vakurnaman, nel VII secolo, del cui regno e dei cui rapporti col mondo confinante sono rimaste importanti testimonianze oggi conservate nel museo appositamente creato.Poco lontano da questo sito, su un’altra lieve collina si ergeva un altro importantissimo monumento: il grande Osservatorio astronomico fatto erigere da Ulug Beg, nipote di Tamerlano e suo successore, grande appassionato di studi matematici e di astronomia. Presso i resti dell’osservatorio è stato creato un piccolo museo che permette di conoscere meglio la biografia dello stesso Ulug Beg nonché i suoi studi e i suoi risultati raggiunti in campo astronomico. *NB: l’ordine delle visite di Samarcanda può variare nell’ ordine sopra descritto in funzione di eventuali variazioni dell’ orario di partenza del treno per Tashkent. Nel pomeriggio treno per Tashkent, arrivo e sistemazione in Hotel. Pranzo e cena in ristoranti locali.  
    Una città di grande luce, di grande spazio, di grande ordine. Una città moderna con giardini estesi e tanti alberi e edifici moderni dalle linee sobrie in agglomerati per nulla soffocanti.Sembra che tutta la storia della città ruoti intorno a poche cose, ma essenziali e facili da capire: il monumento a ricordo del terribile terremoto del ’66 ed il monumento ai martiri della guerra contro il nazismo; due monumenti drammatici, di stampo sovietico, con un messaggio molto semplice ma molto forte: l’uomo solo, con la sua coraggiosa tenacia fatta di volontà e di forza muscolare, sa muoversi verso la rinascita.  È pressoché vero che, dopo il terremoto del ’66 quasi nulla più esista dei quartieri storici ma non è vero che la città non abbia avuto un passato antico importante.Due edifici che visiteremo, dall’esterno, sono il teatro Alisher Navoi, costruito tra il 1934 ed il 1947, punto di incontro degli appassionati di Opera di Tashkent e la villa di Sharof Rashidov, giornalista, esponente politico sovietico e primo segretario del partito comunista sovietico dal 1954 al 1983. Da qui si può raggiungere facilmente l’insieme dei palazzi governativi a contorno della grande Piazza dell’Indipendenza che contiene anche il già citato monumento ai caduti della guerra contro il nazismo.Un punto di visita molto interessante è il centro islamico Hast- Imam che espone un’opera unica: il Corano più antico del mondo   che venne portato a Samarcanda da Tamerlano dopo la conquista di Damasco. Il Corano si dice porti tracce di sangue del terzo successore di Maometto, il califfo Othman, assassinato nel 656 mentre stava recitando il testo sacro.Passando nei pressi del monumento costruito in seguito al terremoto del 1966, si vive uno dei momenti più drammatici della storia recente di Tashkent; dopo la devastazione del sisma la città non è stata più la stessa, Tashkent è una bella città ma il suo passato non traspare più in alcun luogo.Una esperienza molto curiosa è fare un tratto di metropolitana passando per alcune delle stazioni più famose. Vi è, per esempio, la stazione dedicata al cotone (Paktakor) che è stato per tutto il periodo sovietico il simbolo della economia dell’Uzbekistan. Una stazione è dedicata ad Alisher Navoi, vissuto nella seconda metà del 1400 e poeta nazionale più rappresentativo della cultura locale   per i suoi poemi scritti in lingua uzbeka.   Un’altra stazione è invece dedicata ai viaggi nel cosmo (Kosmonavtlar). Ognuna di queste stazioni, ha un significato artistico per le sue decorazioni e racconta un po’ dell’Uzbekistan come entità particolare di quel grande insieme che era l’Unione Sovietica,La piazza dedicata a Tamerlano è quasi il fulcro del centro cittadino, la statua in bronzo dell’emiro lo ritrae a cavallo, era in piedi nella sua città natale di Shakrisabz e lo abbiamo pure incontrato seduto sul trono nella piazza di Samarcanda.Un luogo da visitare che rende l’idea del legame della popolazione con la vita tradizionale è il mercato Chorsu, un grande bazar, molto frequentato dalla gente di Tashkent, dove il ruolo del venditore, l’abilità della vendita e dell’esposizione delle merci, è ancora la vera anima dello scambio. Una volta terminate le visite, si rientra in albergo. Le camere andranno liberate entro le 18.00.Pranzo e cena in ristoranti locali.In tarda serata, trasferimento in aeroporto per il volo diretto in Italia. 
    Partenza con volo notturno per Istanbul e successiva coincidenza per l’Italia.  N.B.: Lo sviluppo delle visite così come indicate nel programma giornaliero possono variare nel loro ordine al fine di ottimizzare le giornate stesse. Alcuni fattori come la differenza della lunghezza stagionale delle giornate oppure la relatività dei tempi di percorrenza possono portare ad una impostazione diversa delle giornate.     1.Marionette tipiche di Bukhara      2.Khiva      3.Samarcanda Piazza Registan  

    Perché con noi

    • Il numero limitato di partecipanti consente di visitare in modo più riposante gli spazi dei vari monumenti durante il viaggio e di effettuare un'escursione in auto (3 passeggeri per veicolo)  da Samarcanda a Shakhrisabz visitando anche il villaggio montano di Langar Ota, dove i bus non possono arrivare
    • Abbiamo selezionato piccoli hotel tradizionali e boutique hotel in zone centrali per viviere fino in fondo il fascino antico dell'Uzbekistan
    • I ristoranti selezionati sono più particolari e un po alternativi ai ristoranti di grande passaggio turistico.
    • Abbiamo previsto l'early check-in all'arrivo a Khiva e il trasferimento in business class sul treno veloce Afrosyob da Samarcanda e per Tashkent

    I nostri esperti

    GIOVANNI DARDANELLI

    Dal 10  agosto  2023 al 19  agosto  2023

    Approfondimenti di viaggio

     VOLI I Voli di linea scelti per questo itinerario sono operati dalla compagnia Turkish Airlines con scalo a Istanbul. Questa scelta è dettata principalmente dal fatto che, al momento della programmazione del viaggio, è l’unica compagnia aerea che consente di volare su Urgench in andata e tornare in Italia dall’aeroporto di Tashkent, permettendoci così di disegnare un tour che attraversa il Paese senza dover tornare mai al punto di partenza. Evitando quindi ulteriori tratte [...]