Isfahan, l’antica capitale dello scià Abbas è la città-sogno dell'Islam, meta nei secoli di intellettuali e viaggiatori. Pernottandovi per ben tre notti, abbiamo a nostra disposizione due intere giornate per visitarne i monumenti e gli angoli più suggestivi e assorbirne le atmosfere.Elenchiamo di seguito i luoghi e principali edifici che avremo modo di visitare durante il nostro soggiorno, sottolineando che l’ordine delle visite è puramente indicativo e potrà essere variato in loco dalla guida e dall’accompagnatore al fine di ottimizzare le giornate, tenendo anche conto di orari d’apertura o eventuali chiusure.Non si sa di certo quando fu fondata quella che viene considerata da sempre la città più bella dell’Iran, ma si sa che già nel V secolo a.C. era una città importante perché i monarchi l’avevano scelta come residenza estiva. L’attuale aspetto della città è opera del re safavide scià Abbas (1587-1629) che durante il XVI secolo ordinò la costruzione di palazzi, ponti, moschee, giardini, che trasformarono la città in una delle più belle d’Oriente. Gli storici raccontano che era la città più prospera e moderna del mondo (aveva quasi un milione di abitanti). Dopo il regno di scià Abbas I altri artisti, monarchi, architetti, pensatori e intellettuali lasciarono la loro impronta e contribuirono ad accrescerne la bellezza. Tutto lo splendore dell’architettura e della decorazione islamiche si concretizza qui nella Moschea del Venerdì, nella Moschea dello Scià, nel Palazzo Ali Qapu, nella residenza delle Quaranta Colonne… ma l'incanto della città che un vecchio detto definisce “la Metà del Mondo” sta anche nel passeggiare sui vecchi ponti o perdersi nei meandri del bazar.Il cuore della città è la spettacolare Meidun-e Naghsh-e Jahan, Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Questo enorme spazio aperto è una delle piazze più grandi del mondo e rappresenta un interessante esempio di urbanistica. Realizzata nel 1612, intorno a essa si concentrano molti tra i più rinomati monumenti di Isfahan. Tra questi visitiamo il Palazzo di Ali Qapu dal cui balcone che si affaccia sulla piazza i re safavidi assistevano alle partite di polo. All'ultimo piano dell’edificio è possibile ammirare la splendida “sala della musica”, con i particolari soffitti traforati intagliati con le forme degli strumenti musicali. Di fronte al Palazzo di Ali Qapu visitiamo la Moschea di Cheikh Lotfollah costruita dallo scià Abbas I nel 1602. In passato questa moschea era conosciuta come “quella delle donne”, perché in origine un cunicolo la collegava col palazzo di Ali Qapu e permetteva alle donne della corte di assistere agli uffici religiosi senza essere osservate. Portale, cupola, santuario e corridoi offrono tonalità aggraziate che cambiano a seconda della luce. Sul lato sud della piazza sorge la Moschea dello Scià (o dell’Imam), che costituisce una delle più imponenti e favolose opere architettoniche dell’Iran. I muri dell’edificio, sia quelli esterni che quelli interni sono interamente rivestiti dalle piastrelle di maiolica azzurra che sono diventate uno dei simboli di Isfahan. Commissionata dallo scià Abbas il Grande, la costruzione della moschea richiese 26 anni e fu ultimata nel 1638. Il colore delle piastrelle assume tonalità diverse a seconda delle condizioni di luce in modo che ad ogni ora del giorno questo capolavoro dell'arte islamica ci appare con un aspetto diverso. La facciata è considerata una delle più belle del mondo mediorientale. Per completare il perimetro della piazza, manca il lato breve a nord, sul quale si apre l'ingresso del bazar di Isfahan. Il bazar si estende su di una superficie molto vasta: come la maggior parte dei bazar iraniani, anche questo è suddiviso in varie strade collegate tra loro, in ognuna delle quali si svolge una determinata attività o si vende un certo prodotto. La Masjed-e Jameh, Moschea del Venerdì, Patrimonio UNESCO, è la rappresentazione più esauriente della capacità di evoluzione architettonica islamica nel corso di circa un millennio. I primi segni di luogo adibito a culto pare risalgano a Zoroastro, e la più antica testimonianza di moschea data XI secolo. Nel XII subisce incendi e ricostruzioni, dal XV si riscontrano successive elaborazioni, aggiunte e abbellimenti. Un lavorio che determina, nonostante invasioni esterne ed eventi che ne hanno messa a repentaglio l’esistenza, il suo essere la moschea più significativa dal punto di vista dell’elaborazione artistica dell’Iran. Di particolare interesse è il mihrab di Uljaitu, edificato nel 1310. Si tratta di una complessa composizione in stucco costituita da iscrizioni tridimensionali che si fondono con intagli floreali e geometrici. Ne possiede 20 ma il Kakh-e Chehel Sotun è definito Palazzo delle Quaranta Colonne. Un poco decentrato rispetto alla piazza, in prossimità della Chahar Bagh, il complesso ha una storia travagliata di cui ciò che ancor oggi si nota risale soprattutto all’inizio del XVIII secolo. Periodo achemenide e safavide si armonizzano in questo complesso che originariamente era stato concepito come luogo di svago. Vi sono giardini, terrazza, affreschi, salone e fontane che rispecchiando le 20 colonne ne fanno apparire 40.I ponti sullo Zayandè Rud (11 in totale, 5 sono antichi), costituiscono un aspetto piacevole della città, anche se l’acqua sotto quei ponti non è sempre assicurata. I più frequentati sono Pol-e Si-o-Seh, con 33 arcate e il Pol-e Khaju. Il Ponte delle 33 Arcate è lungo circa 300 metri e la sua costruzione avviene tra gli ultimi anni del XVI e l’inizio del successivo. Era ponte e diga e, diversamente dagli altri, sino a poco tempo fa conservava in una delle estremità un ambiente adibito a sala da tè. Il secondo ponte, Pol-e Khjau, pur essendo lungo meno della metà del precedente, è esteticamente molto gradevole. La sua costruzione, alla metà del XVII secolo, si deve non al solito Abbas, ma al suo successore (sceglieremo in loco quale visitare o se sarà possibile visitarli entrambi). Non manchiamo infine di inoltrarci nel quartiere armeno di Nuova Julfa e di visitare la Cattedrale di Vank. Nel 1606 fu eretto un monastero all’interno del quale sorgeva una piccola chiesa chiamata Amna Perkich, che in seguito venne ampliata e trasformata nell’attuale cattedrale. Successivamente furono costruiti un campanile, una biblioteca, una tipografia e un museo aperto nel 1905. L’architettura della Cattedrale di Vank è una commistione tra l’arte safavide del XVII secolo e quella delle chiese cristiane. Un grande portale in legno conduce i visitatori nel cortile della struttura. Il campanile domina il cortile e conduce alla navata centrale della cattedrale. Gli interni sono riccamente elaborati e completamente affrescati a olio.Pensione completa e pernottamento in hotel.