• UN REGNO INCANTATO SULL’HIMALAYA IN OCCASIONE DEL FESTIVAL DI JAKAR (LUXURY EXPEDITION)

    BHUTAN NEPAL

  • UN REGNO INCANTATO SULL’HIMALAYA IN OCCASIONE DEL FESTIVAL DI JAKAR (LUXURY EXPEDITION)

    BHUTAN NEPAL

    Viaggi con Esperto

    Durata 15 GIORNI
    Partecipanti MINIMO 8 MASSIMO 10  PARTECIPANTI
    Partenze

      2023

    • Dal 15  ottobre  al 29  ottobre  

    A PARTIRE DA:  

    13.800€

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    Nepal - Bhutan

    UN REGNO INCANTATO SULL’HIMALAYA IN OCCASIONE DEL FESTIVAL DI JAKAR (LUXURY EXPEDITION)

    Il Bhutan è l’ultimo regno buddhista himalayano, uno dei luoghi più remoti e meno visitati al mondo che, da poco più di trent’anni, ha scelto di aprire i suoi confini solo ad un turismo rispettoso della sua cultura e delle sue tradizioni. Circondato da due grandi colossi, la Cina e l’India, si avvicina cautamente alla modernità, accompagnato in questo da un sovrano illuminato. La terra del Drago Tonante è un luogo straordinario, ricco di miti e leggende. Meravigliosi paesaggi di montagna, dove cime imbiancate s’innalzano su foreste rigogliose e incontaminate che mostrano tutte le sfumature del verde. In questi scenari hanno un ruolo primario i monasteri e le incredibili fortezze: gli dzong. L’eccezionale architettura buddhista incarna la cultura tradizionale e fa da sfondo alle spettacolari feste religiose. In questo viaggio non visitiamo solo le mete classiche di questo paese, ma ci inoltriamo anche nelle sue zone centrali per scoprire i luoghi meno battuti dal turismo. Thimphu , costituita da poche centinaia di abitazioni e botteghe con la facciata in legno, potrebbe apparire come la sede del governo più bucolica del mondo per l’assenza di semafori.  Città come Paro, Trongsa, Punakha, con i loro edifici decorati e dipinti, sembrano essersi materializzate dalle illustrazioni delle fiabe. Phobjikha è una delle più belle valli glaciali dell’Himalaya, dove d’inverno riparano le gru dal collo nero. La mistica valle del Bumthang è indissolubilmente legata alle vicende del protagonista assoluto che accompagna il viaggiatore lungo i sentieri del regno: Guru Rimpoche o Padmasambhava, “colui che nacque dal fior di loto”. Assisteremo a una delle grandi feste di carattere religioso e folcloristico (Tsechu), quando i monasteri-fortezza si riempiono di pellegrini e si animano di danze.  Il viaggio in Bhutan prevede l’ingresso dal Nepal. L’occasione per non mancare le principali attrazioni della Valle di Kathmandu, dove grandi e antiche civiltà hanno lasciato testimonianze in palazzi, templi, monumenti, piazze, luoghi sacri, ma anche in semplici edifici presenti in vicoli o cortili dei piccoli centri intorno alla capitale. I meravigliosi Stupa di  Boudhnath e Swayambunath dove soggiornò Marpa, maestro del grande eremita Milarepa, lungo il suo percorso che dal Tibet lo portò poi in India. Le incantevoli architetture di Bhaktapur e Patan che insieme a Kathmandu furono, nel medioevo, le sedi più importanti dei diversi principati che controllavano la valle. Un viaggio in due paesi affascinanti in hotel di charme dove anche il soggiorno alberghiero diventa un’esperienza unica, come al Dwarika's, a pochi minuti da Pashupatinath uno dei luoghi più rappresentativi del Nepal. Un ambiente con uno stile e personalità che ne fanno una vera “casa nepalese”, raffinata, unica. La struttura, i vari spazi comuni e le stanze personalizzate sono il risultato delle ricerche di materiali, mobili e arredi antichi e prestigiosi, curati con passione dal proprietario. Il Zhiwa Ling Heritage immerso tra le colline di Paro e gioiello architettonico che unisce il patrimonio culturale bhutanese al comfort.  I lodge Amankora, del prestigioso gruppo Aman , sono stati progettati dal noto architetto australiano Kerry Hill che ha voluto “narrare” il Bhutan attraverso il suo design esprimendo il concetto di complementarietà  di luce e l’oscurità in una sola essenza. Soggiorni davvero indimenticabili ognuno con proprie caratteristiche e ambientazioni.

    ITINERARIO

    Partenza da Milano con voli di linea per Kathmandu via Istanbul. Pasti e pernottamento a bordo. 
    Il volo arriva in mattinata nella capitale nepalese, che è situata a circa 1400 metri di quota. Al nostro arrivo all’aeroporto, dopo aver sbrigato le formalità relative all’ottenimento del visto, incontro con il rappresentante locale e trasferimento in bus privato all’hotel. Fatica permettendo nel pomeriggio cominceremo a scoprire questa incredibile città che continueremo ad esplorare anche il giorno seguente. Visita del grande e maestoso Stupa di Boudhnath. Negli anni della diaspora tibetana, gli esuli in fuga dall’occupazione cinese si insediarono intorno a quest’antico monumento buddhista dando vita al nucleo tibetano più vivace della valle di Kathmandu.  I tibetani rimasti così fedeli alla loro atavica abitudine religiosa pregano quotidianamente, sul finire della giornata, girando instancabilmente il loro mulino di preghiere e prostrandosi nella tradizionale circumambulazione del monumento sacro. Nota bene: Le visite a Kathmandu e nella valle, potrebbero avere andamento diverso da quello indicato, anche per le particolari condizioni del traffico. Accompagnatore e guida ne decideranno l’ordine per poterle svolgere tutte. Durante la permanenza nella Valle di Kathmandu è possibile organizzarsi autonomamente, con costi e condizioni da verificare in loco, voli su piccoli aerei per osservare da posizione ravvicinata le vette himalayane. Si effettuano in genere di primo mattino per non intralciare il normale svolgimento delle visite. A causa del terremoto che ha colpito il Paese nel 2015, alcuni edifici non sono ancora visitabili, mentre altri sono in ristrutturazione. Pranzo libero.Cena in hotel, Ristorante Toran 
    La valle di Kathmandu è una culla affollata di gente con un’ampiezza di circa trenta chilometri. L’intera popolazione si aggira intorno al milione e mezzo di abitanti. Bhaktapur, Patan e Kathmandu stessa, sono i tre poli architettonicamente più importanti della valle. Il carattere “cittadino” di Kathmandu non è per nulla rappresentativo della realtà sociale e culturale del Paese, il Nepal è infatti immerso in una realtà rimasta autenticamente contadina con un’economia piuttosto povera ed elementare ed un tratto culturale ancora molto lontano dalla modernità. Dall’inizio della sua fama, intorno agli anni settanta, una fama legata anche allo stile degli hippies che la frequentavano, Kathmandu è molto cambiata, si è modernizzata: quel fascino particolare, di città aperta, di città tollerante e pacifica, di città così isolata dal resto del mondo eppure così straordinariamente cosmopolita e accogliente, è comunque il suo aspetto di sempre, la sua capacità di far sognare e di farsi amare. Visiteremo la collina con lo Stupa di Swayambunath, luogo sacro buddista dall’atmosfera magica e tipicamente orientale. Questo monumento è considerato l’ombelico della valle, il suo nome deriva dalla lingua sanscrita e significa “l’autogenerato”. L’origine di questa forma religiosa va cercata nella leggenda antica, quando la conca di Kathmandu era il bacino di un lago e al centro di esso brillava una fiammella misteriosa. Appena le acque defluirono, là dove brillava la fiammella, si autogenerò il corpo di questa forma religiosa buddhista.Una volta terminata la visita si discende dalla collina verso il centro antico della città: Durbar Square, ovvero la “Piazza del Palazzo”. Su questa piazza monumentale si affaccia l’antica residenza reale, i vari templi induisti e la casa della “Kumari”, la bambina che rappresenta una divinità vivente: la reincarnazione della dea Kali.  A breve distanza dal centro architettonico si trova la famosa “freak street”, la “via-quartiere” dove negli anni ’70 si era concentrata la comunità straniera di quegli hippies che avevano scelto di soggiornare in India o in Nepal.Continueremo le visite del pomeriggio con l’approccio al centro storico di Patan. Anticamente conosciuta col nome di Lalitpur, ovvero “Città della bellezza”, Patan ripropone i motivi architettonici del mattone, del legno e della pietra. Il palazzo reale e i suoi templi dalle linee stilistiche diverse, esibiscono nel dettaglio dell’intarsio o nelle sculture, la grande raffinatezza artistica raggiunta dagli artigiani newaresi (cioè della valle di Kathmandu) nel periodo medievale.Continueremo con la visita del centro di Pashupatinath il luogo sacro delle cremazioni e sito dove sorge uno dei templi più importanti, tra quelli dedicati al dio Shiva, di tutto il territorio indù. I riti funebri lungo il fiume, le preghiere che si elevano dal tempio, i Sadhu che si aggirano tra i tempietti di pietra e le bancarelle degli ornamenti sacri sono i diversi artefici che animano questo particolare ambiente in un modo indimenticabile. Quasi ogni giorno vi si svolgono funzioni crematorie. Il tutto è inserito in un’atmosfera di “normalità” per noi difficile da comprendere. E’ lasciato alla sensibilità di ognuno il modo con cui osservare eventi che segnano l’addio a persone care. Nessuno impedisce che tali scene siano "oggetto" della nostra attenzione fotografica, ma a noi spetta il compito di individuare il limite oltre il quale un momento triste possa rischiare d’essere inteso come spettacolo. Al termine delle visite rientro in hotel e dopo una breve sosta partenza in rickshaw verso il quartiere commerciale di Thamel per la cena.N. B.: l’ordine delle visite dei centri della valle di Kathmandu potrebbe subire delle modifiche Pranzo al Patan MuseumCena al Kaiser Cafè.
    Un volo spettacolare, ci porta a Paro (2.200 m). La valle di Paro è una delle più suggestive di tutto il paese. Fino a quasi tutto il XIX secolo, Paro è stata sede del governo, prima che questo fosse spostato a Thimpu. La principale attrattiva di Paro è sicuramente il suo famoso Dzong. Gli dzong del Bhutan sono l’elemento architettonico più caratteristico del paesaggio del paese e costituiscono la sede dei centri amministrativi di tutti i venti distretti oltre ad essere il centro dell’autorità secolare e religiosa. Molti dzong sono dotati di una torre di guardia. Sono costruiti in pietra o fango pressato, ma anche con notevoli quantità di legno. Ogni edificio presenta particolari unici, ma quasi tutti seguono alcuni principi generali. Nella maggior parte dei casi, gli dzong sono suddivisi in due ali: una ospita i templi e gli alloggi dei monaci, mentre l’altra è destinata agli uffici amministrativi. Queste enormi cittadelle dominano le principali città che è uno dei più importanti e famosi del paese e le cui mura massicce sono visibili da ogni punto della valle. Arrivo al bucolico aeroporto di Paro e partenza subito per Thimphu (2.334 m), capitale del Bhutan dal 1961.Thimphu mantenne un’impronta prevalentemente rurale fino al 1990, momento in cui, con le nuove politiche di sviluppo adottate dal governo, la popolazione è aumentata rapidamente fino a raggiungere oggi circa 80.000 abitanti.Thimphu non è direttamente servita da un aeroporto cittadino e ricorre all'unico scalo aeroportuale internazionale di tutto il Bhutan, l'aeroporto di Paro, che si trova a circa 54 km dal suo centro. Dopo pranzo salita in auto fino al Buddha Point (Kuensel Phodrang), situato a breve distanza dal centro di Thimphu, per ammirare la statua di Buddha Sakyamuni più grande del paese e l’incantevole panorama sulla valle. Nel pomeriggio passeggiata tra le vie del centro e la zona del mercato. Pranzo in ristorante locale.Al termine delle visite cena e  pernottamento in hotel. 
    I siti da visitare nella città sono veramente numerosi. Dopo colazione faremo una visita al Changankha Lakhang, un tempio arroccato su un crinale sopra Thimphu, che in genere pullula di pellegrini. Venne fondato nel XII secolo in un luogo scelto da Lama Phajo Drukgom Shigpo, giunto da Ralung, in Tibet. I genitori di solito vengono qui per trovare l'ispirazione per un nome benaugurale da dare ai figli o per chiedere la benedizione per i propri bambini alla divinità protettrice Tamdrin.L’istituto d’arte nazionale Zorig Chusum offre un corso di sei anni sulle 13 arti e mestieri tradizionali del Bhutan. Durante la visita, si possono vedere gli studenti apprendere le varie abilità insegnate a scuola.Nel Museo Nazionale dei Tessuti è possibile conoscere le tecniche dell’arte bhutanese della tessitura. Il piano terra è dedicato ai costumi cham (la danza religiosa), mentre al piano superiore sono illustrate le principali tecniche di tessitura, gli stili degli abiti locali e i tessuti realizzati da donne e bambini. Il Museo delle Tradizioni Popolari è una sorta di museo vivente che ricostruisce tradizioni, arti e costumi del Bhutan di inizio Novecento.Dopo pranzo in un ristorante locale proseguono le visite nel pomeriggio con il Trashi Chhoe Dzong, situato a nord della città sulla sponda occidentale del Wang Chhu. A differenza di molti dzong, questo non sovrasta la valle o la città come una fortezza. Venne scelto come sito per la sontuosa cerimonia d’incoronazione ufficiale del quinto re nel 2008. L’edificio che si visita oggi non è quello originario, è stato ampliato e restaurato più volte. Un tempo era sede dell’Assemblea nazionale, mentre oggi ospita il segretariato, la sala del trono e gli uffici del re, oltre ai ministeri degli affari interni e delle finanze. Il National Memorial Chorten è uno degli edifici religiosi più notevoli di Thimphu. Fu costruito nel 1974 in memoria del terzo re, Jigme Dorji Wangchuck (1928-1972). Il chorten, intonacato a calce, presenta dettagli riccamente intagliati che si affacciano sui quattro punti cardinali ed è caratterizzato da elaborati mandala (diagrammi esoterici), da statue e da un altare dedicato al terzo re. Molti buddhisti lo considerano il centro delle loro preghiere quotidiane. A tutte le ore del giorno, infatti, è frequentato da fedeli che vi camminano intorno e fanno girare le grandi ruote rituali rosse.  Al termine delle visite, rientro in hotel per la cena e il pernottamento. 
    Dopo la colazione, ci dirigiamo verso Punakha (1.242 m). Lasciata Thimphu, percorriamo la strada statale fino a giungere a un bivio, per entrare nella National Highway che corre da est a ovest. Lungo la strada si potrà ammirare un bellissimo scorcio del Simtokha Dzong. La strada comincia a salire passando in mezzo a coltivazioni di alberi di mele e boschi di pini dell’Himalaya fino a raggiungere il villaggio di Hongtsho (2.890 m), dove c’è un posto di blocco che regola l’accesso al Bhutan orientale. La strada continua a salire fino al Dochu La (3.140 m), contrassegnato da una grande varietà di bandiere di preghiera e da un impressionante insieme di 108 chorten. Nelle giornate limpide il passo offre una veduta panoramica dell’Himalaya bhutanese. La serie di chorten fu costruita nel 2005 come atto di espiazione per la perdita di vite umane causata dallo sconfinamento di militanti indipendentisti assamesi nel sud del Bhutan. La collina sopra i chorten è ricoperta da un bosco di rododendri che in questo periodo dell’anno cominciano a fiorire. Avvicinandosi al passo, la vegetazione cambia bruscamente aspetto: querce, aceri e pini dell’Himalaya cedono il posto a un’umida foresta composta di rododendri, cipressi, cicute e abeti. Arrivati a Metshina, la strada si stacca dalla National Highway e scende a zigzag fino a Sopsokha. Su una collinetta al centro della valle, sotto Metshina è visibile il tetto giallo del Chimi Lakhang, costruito nel 1499 dal cugino di Lama Drukpa Kunley in suo onore, dopo che questi sottomise la diavolessa del Passo Dochu con il suo magico fulmine della saggezza. Nel Lakhang, dove si recano le donne senza figli per ricevere un wang (benedizione), è custodita un’effige lignea del fulmine del lama. Il tempio si raggiunge a piedi in venti minuti, attraverso le risaie e fino all’insediamento di Pana, che significa ‘campo’ e poi una breve salita conduce al tempio. Il tempio è circondato da una fila di ruote della preghiera e vi risiedono alcuni monaci. Arrivo a Punakha  e trasferimento al famoso dzong “il Palazzo della Grande Felicità”, il secondo più antico del Bhutan e fino al 1950 sede del governo. È uno degli dzong più belli del paese e in primavera il colore lilla degli alberi di jacaranda conferisce un’atmosfera idilliaca a questo luogo. Lo dzong è stato costruito nel 1637, nello stesso luogo dove, già nel 1326, sorgeva un edificio più piccolo chiamato Dzong Chug (piccolo dzong), che ospitava una statua del Buddha. Si trova alla confluenza di due fiumi chiamati Pho (maschio, Padre) e Mo (femmina, Madre). È il quartier generale del Je Khenpo durante l’inverno e di centinaia di monaci che si trasferiscono da Thimphu in questa località più temperata. Il tempio principale a tre piani del Punakha Dzong è un esempio meraviglioso di architettura tradizionale in cui spiccano i quattro pilastri dell’entrata ricavati da alberi di cipresso e riccamente decorati con oro e argento. Pranzo in ristorante locale . Cena e pernottamento in hotel. 
    Partenza dopo colazione per una camminata di circa due ore per raggiungere Khamsum Yuelley Namgel Chorten, a circa 7 km da Punakha. Il chorten rimane abbarbicato in alto su una collina che domina la riva opposta del fiume Mo Chu. Venne fatto costruire su richiesta della Regina Madre del Bhutan per rimuovere le forze negative e promuovere la pace, la stabilità e l'armonia nel mondo in continuo mutamento. La consacrazione avvenne durante una cerimonia di tre giorni nel 1999. Pranzo in ristorante locale e proseguimento del viaggio verso Gangtey (3.000 m) nella valle Phobjikha , passando attraverso fitte foreste di querce e rododendri. La valle di Gangtey è uno dei luoghi più belli e incontaminati del Bhutan. È davvero una sorpresa trovare una valle così ampia, piatta e senza alberi dopo la ripida salita attraverso la fitta vegetazione. Contemplare uno spazio così vasto è un'esperienza estremamente rara in Bhutan, dove la maggior parte delle valli sono piuttosto chiuse.All'arrivo, check in in hotel. In serata piacevole passeggiata nell'affascinante valle di Phobjikha.Cena e pernottamento in lodge.  
    Al mattino , dopo colazione, piacevole camminata di circa due ore (5,5 km) in quella che è ritenuta una delle più belle valli glaciali dell’Himalaya, la valle Phobjikha, dove d’inverno riparano le gru dal collo nero. Situata alle pendici delle Black Mountains, si tratta di una riserva naturale ove gli stormi di gru ne fanno una delle più importanti aree protette del paese. Oltre alle gru, dimorano nella valle e tra le colline circostanti anche  muntjak (cervi abbaiatori), cinghiali selvatici, sambar, orsi himalayani, leopardi e volpi rosse.Visita del Black Necked Crane Information Centre . Situato ai margini della foresta , dispone di una sala di osservazione dotata di telescopio ad alta potenza e cannocchiali per catturare la migliore vista delle gru. Rientro in hotel per pranzo e nel pomeriggio salita al Gangtey Gompa. Il tempio domina la grande distesa verde della valle di Phobjikha . Fondato nel 1613 da Gyaltse Pema Thinley, reincarnazione di Pema Lingpa, e costruito da Tenzin Legpai Dhendup, la seconda reincarnazione . Appartiene all’ordine della Scuola Nyingma ed è affiliato ad altri monasteri bhutanesi, tra i quali quello di Tamshing, nel Bumthang, la dimora di Pema Lingpa.Pema Lingpa (1450-1521) è una delle figure più amate della storia bhutanese e uno dei più importanti rivelatori di tesori della tradizione nyingma del buddhismo tibetano, in cui è il quarto dei cinque "rivelatori di tesori regali”. Al termine della visita rientro in hotel.Cena e pernottamento in lodge. 
    Dopo colazione ,partiamo in bus verso est, fino a giungere al Passo Pele La (3.420 m), dove, se saremo fortunati, potremo ammirare le cime innevate e in particolare quella della montagna sacra del Bhutan, Jumolhari (7.314 m). Come ogni passo, anche questo è contrassegnato da un chorten e da moltissime bandiere di preghiera. Dal Passo, la strada scende inoltrandosi attraverso strani bambù nani chiamati cham. Questo tipo di bambù non cresce abbastanza da trovare un’utilità pratica, ma quando è piccolo, è il cibo preferito di yak e cavalli. La strada attraversa i rigogliosi boschi di sempreverdi della Valle di Longte e a mano a mano che scende iniziano a comparire latifoglie e bambù e si passa di fronte al villaggio di Rukubji, dove le case sono raccolte le une vicino alle altre. Tutto intorno al villaggio si susseguono campi di senape, patate, orzo e grano. Si continua a scendere in una valle secondaria fino al villaggio di Sephu (2.610 m) e poi si segue il corso del fiume Nikka Chhu fino al villaggio di Chendebji, sull’altra riva del fiume. Sosta allo Stupa di Chendebji, che prende il nome dallo Stupa di Swayambhunath a Kathmandu. Si tratta infatti di una grande struttura bianca progettata sul modello di quella nepalese, che fu edificata nel XIX secolo da Lama Shida, originario del Tibet, per occultare i resti di uno spirito maligno ucciso in questo punto. È un luogo molto popolare e meta di pellegrinaggio. Superato lo stupa, la strada oltrepassa qualche fattoria, attraversa un torrente e s’inerpica nuovamente. Pranzo in ristorante locale lungo la strada.La pianta che cresce lungo questo tragitto è l’edgeworthia, dalla quale si ricava la carta, mentre le scimmie marroni che spesso s’incontrano sono macachi resi. Si giunge infine a Trongsa (2.180 m), che è situata esattamente al centro del Bhutan ed è separata da alte catene montuose sia dalla parte orientale, sia da quella occidentale. Lo dzong e la città sorgono arroccati sopra una gola e offrono affascinanti vedute dei Monti Neri a sud-ovest. L’imponente dzong, in posizione strategica sopra l’impetuoso fiume Mangde Chhu, è forse quello situato nella posizione più spettacolare di tutto il Bhutan. Risale al XVI secolo e ha una storia molto ricca. La prima costruzione si deve a Lama Ngagi che giunse a Trongsa nel 1541 e fece costruire una tshamkhang (piccola sala di meditazione), dopo aver scoperto impronte di zoccoli appartenenti al cavallo della divinità protettrice Paldem Lhamo. Trongsa (‘nuovo villaggio’ nel dialetto locale) prende il nome dai rifugi e residenze di eremiti che presto sorsero attorno alla cappella. I diversi edifici che costituiscono lo dzong seguono il profilo del crinale, con una successione di corridoi che sembrano strade, ampie scalinate e cortili di pietra. Lo dzong, come si presenta oggi, fu fatto edificare nel 1644 dal Chhogyek Mingyur Tenpa, l’ufficiale inviato dallo Zhabdrung per unificare il Bhutan orientale. La sua particolare posizione strategica attribuì a questa costruzione una grande importanza: l’unica strada tra il Bhutan orientale e quello occidentale passa ancora oggi per Trongsa e un tempo attraversava lo stesso dzong; di conseguenza, prima della costruzione della strada, il penlop di Trongsa aveva il controllo assoluto del traffico di merci e di persone tra queste due parti del paese e beneficiava delle tasse che ne derivavano. Lo dzong è la dimora ancestrale della famiglia reale del Bhutan.Proseguiamo il nostro viaggio per Jakar, nella regione del Bumthang che comprende quattro valli principali: Chokhor, Tang, Ura e Chhume. Esistono due versioni circa l’origine del nome Bumthang. La prima si riferisce alla forma della valle che assomiglierebbe a un bumpa, il vaso dell’acqua sacra solitamente collocato sugli altari dei lhakhang, con thang, che significa ‘campo’ o ‘luogo pianeggiante’. Una tradizione più irriverente fa invece riferimento alla particolare bellezza delle donne di questa regione (bum significa, infatti ‘ragazza’). Sono necessarie circa tre ore per raggiungere Jakar attraverso una delle strade più interessanti del Bhutan, perché attraversa numerosi villaggi e gompa, mentre si snoda nella valle di Chhume. Lasciata Trongsa, si sale fino al passo di Yotong La (3.425 m), contrassegnato come sempre dalle bandiere di preghiera. Scendendo dal passo si attraversano selve di abeti che in seguito lasciano il posto a pini dell’Himalaya e a bambù. La strada entra nella parte superiore della valle di Chhume. Oltrepassata Zungney, la strada scende lungo la valle superando i meleti di Nangar e attraversando fitti boschi di pini dell’Himalaya. Da questo punto si sale per un breve tratto fino al Kiki La, un piccolo passo a 2.860 m di quota, caratterizzato da diversi chorten e da molte bandiere di preghiera. Una volta raggiunto il crinale secondario, si scende nella valle di Choekhor, ai cui piedi è situata Jakar (o Chakkar) (2.600 m) , il centro di scambi commerciali più importante della regione.  Cena e pernottamento in lodge. 
     I festival religiosi, Tshechu in bhutanese, che si svolgono nelle diverse parti del paese sono fondamentalmente un tributo a Guru Padmasambhava, "colui che è nato dal fiore di loto" noto anche come Guru Rimpoche, il Prezioso Maestro, che ha introdotto la tradizione buddhista Nyingma in Tibet, Nepal e Bhutan nel VIII secolo. Si dice che ogni decimo giorno del calendario lunare commemori un evento speciale nella vita di Padmasambhava; alcuni di questi sono rappresentati nel corso degli tshechu. Ad interpretare le danze cham, molte delle quali sono opera dello Shabdrung Ngawang Namgyal e di Pema Lingpa, sono sia monaci che laici che assumono talvolta  le sembianze di divinità adirate o misericordiose, eroi, demoni o animali. Le danze cham hanno non solo lo scopo di proteggere gli spettatori dalle disgrazie e di esorcizzare gli influssi negativi, ma anche la funzione di illustrare la dottrina buddhista.  Partecipare allo tsechu comporta l’accumulo di meriti per una buona reincarnazione futura. Costituisce anche uno splendido e importante momento di aggregazione dove la gente sfoggia gli abiti tradizionali migliori e gli ornamenti più belli.Secondo la leggenda, quando i lama si riunirono per scegliere un sito propizio su cui costruire un monastero, nell’aria comparve improvvisamente un grande uccello bianco che si posò sullo sperone roccioso di un’altura. L’apparizione fu interpretata come un segno di buon auspicio e su quell’altura furono eretti il monastero e lo Jakar Dzong, che significa ‘castello dell’uccello bianco’. Il complesso attuale, edificato nel 1667, si raggiunge a piedi, seguendo un sentiero lastricato. Mattinata dedicata alla partecipazione allo Tsechu di Jakar che si svolge nell'arco di 3 giorni, seguendo un programma prestabilito che può avere delle variazioni annuali, ma nella sostanza è piuttosto fissa. Le rappresentazioni iniziano solitamente verso le 9 del mattino, e le esecuzioni si protraggono fino al pomeriggio. Dopo pranzo molti iniziano ad andarsene, e verso la fine ci si riesce a muovere attorno allo spazio di danza con maggior facilità. Nel pomeriggio esplorazione della valle del Bumthang a partire dal Jampey Lhakhang, uno dei templi più antichi del Bhutan, che si crede sia stato costruito dal re tibetano Songtsen Gampo nell’anno 659. Il tempio fu visitato da Guru Rinpoche nel corso del suo viaggio nel Bumthang e fu rinnovato dal Sindhu Raja. Nel Jampey Lhakhang principale ci sono tre gradini di pietra che rappresentano diversi periodi. Il primo è coperto da un’asse di legno e scende nella terra a simboleggiare il passato, l’epoca del Buddha Sakyamuni. Il secondo corrisponde al presente ed è collocato allo stesso livello del pavimento. Il terzo rappresenta l’era che verrà: si crede che, quando lo scalino del presente affonderà nella terra, gli dei diventeranno come gli esseri umani e il mondo così com’era scomparirà. La figura centrale nell’antico tempio è Jampa, il Buddha del Futuro, con i piedi su un elefante.  Distante 30-40 minuti a piedi attraverso le belle campagne della regione sorge il bel complesso di tempi di Kurjey Lhakhang che deve il suo nome all’impronta (jey) del corpo (kur) di Guru Rinpoche, custodita in una grotta all’interno del più antico dei tre templi che fanno parte del complesso. La giornata non può non concludersi al  Tamshing Gompa. Fondato da Pema Lingpa nel 1501, pare egli lo abbia costruito con le sue stesse mani. Si tratta del tempio di tradizione Nyingma più importante del Bhutan. Sulle pareti interne si possono vedere immagini mai restaurate, attribuite a Pema Lingpa in persona. NB: l’ordine delle visite di questa giornata è indicativo e potrà essere variato in loco dalla guida locale in accordo con l’accompagnatore al fine di ottimizzare il nostro soggiorno.Pensione completa. 
    A 48 km sud-est di Jakar si trova la valle di Ura , la più alta del Bumthang a circa 3.200 m di quota.  La zona è ritenuta da alcuni studiosi il luogo dove si stabilirono i primi insediamenti umani del paese. Il villaggio di Ura, uno dei più interessanti del Bhutan , si raggiunge abbandonando la strada per Mongar , valicando il passo di Ura (3.600 m) e percorrendo un breve tratto di strada sterrata. Se la giornata è limpida, avvicinandoci al passo, potremo osservare il panorama sul Gangkhar Puensum (7.541 m). Il villaggio di Ura è costituito da circa 40 case molto vicine le une alle altre e separate da strade di acciottolato, mentre il Lhakhang principale domina il paese e gli dona un’atmosfera medievale. Le donne di Ura hanno la particolarità di indossare uno scialle di pelle di pecora che viene altresì utilizzato come coperta o cuscino.Sulla via del ritorno verso Jakar ci fermeremo al Membartsho, “Lago Ardente”, che in realtà è più una piscina naturale nel fiume della valle di Tang. Si tratta di una delle mete di pellegrinaggio più importanti in Bhutan. Pema Lingpa ha trovato qui alcuni dei tesori nascosti da Guru Rinpoche. Il ponte di legno che attraversa il fiume consente di vedere bene il lago sottostante e, forse, i più fortunati riusciranno ad individuare un tempio che si dice si trovi nascosto in profondità.L'importanza di questo sito è indicata dalla vasta gamma di bandiere di preghiera e dalle piccole offerte di argilla, chiamate tsa-tsa, sistemate nelle nicchie di roccia.Pranzo a pic-nicAl termine delle visite rientro in hotel. Cena e pernottamento. 
    Dopo le ultime ore nella bucolica e meravigliosa valle del Bumthang si parte in volo verso Paro (12.15 -   12.50, orario soggetto a riconferma).  La valle di Paro è una delle più suggestive di tutto il paese. Fino a quasi tutto il XIX secolo, Paro è stata sede del governo, prima che questo fosse spostato a Thimpu. Dopo pranzo inizieremo con la visita del Museo Nazionale, nei pressi del Ta Dzong, un insolito edifico a pianta circolare che era in origine la torre di osservazione del Paro Dzong.Una passeggiata lungo un sentiero collinare porta al Rinpung Dzong, il centro della vita sociale e religiosa della valle. Costruito nel 1644, e restaurato nel 1907 in seguito a un incendio, lo dzong di Paro è tra i migliori esempi per stile e stato di conservazione della tradizionale architettura del Bhutan. È una struttura nota anche a chi non sia stato in Bhutan ma abbia visto “Il Piccolo Buddha” di Bertolucci. Qui il regista ne ha girato alcune scene. Risale al XVII secolo, ma nel luogo pre-esistevano parti di un monastero ancora più antico. Maestoso, solenne, interpreta anche visivamente il ruolo che svolge ancora oggi. A valle dello dzong un ponte di legno consente di attraversare il fiume per accedervi. All’interno, come in altri dzong, convivono uffici amministrativi e attività religiose svolte da monaci che qui risiedono. Oltre la porta di ingresso s’incontrano cortili, torre, templi, travi lignee con intagli dipinti in oro e nero che ben contrastano con il bianco delle mura. L’area destinata ai monaci offre varie sale, portici, dipinti che mostrano scene del veneratissimo Milarepa. Al termine delle visite, rientro in hotel per la cena e il pernottamento. 
    La nostra giornata comincia con l’escursione al celebre complesso di Taktshang (la Tana della Tigre). Lungo la strada visita di Kyichu Lhakhang, uno dei templi più antichi del Bhutan. Si crede che sia stato costruito nel 659 dal re del Tibet Songtsen Gampo, per fissare il piede sinistro di un orchessa gigante che stava ostacolando la diffusione del buddhismo in Tibet.Arrivo a Taktshang e inizio delle visite. È il più famoso tra i monasteri del Bhutan, arroccato sul margine di un dirupo a 900 m sopra il fondovalle. Il nome del monastero fa riferimento a una leggenda secondo la quale nel VII secolo Guru Rinpoche sarebbe volato fin qui aggrappato al dorso di una tigre (una manifestazione della sua consorte Yeshe Tsogyal) per sottomettere il demone della zona, Singey Samdrup. Il guru trascorse i tre mesi successivi qui, in meditazione all’interno di una grotta, il cui accesso si può intravedere (è chiuso da una porta dorata) quando si visita il monastero. Dopo tale avvenimento, tutti gli abitanti della valle si convertirono al buddhismo. Il sito, riconosciuto come ney (luogo sacro) è meta di pellegrini provenienti da tutto il paese. Sembra che anche il santo Milarepa abbia meditato nel monastero. Il Lhakhang principale fu costruito nel 1692 intorno al Dukhang, la grotta sacra in cui meditò Guru Rinpoche, per volere del penlop di Paro, Gyalse Tenzin Rabgye. La struttura principale è stata ricostruita dopo che un incendio l’aveva distrutta nel 1998. Secondo la tradizione, l’edificio principale era ancorato allo strapiombo roccioso grazie ai capelli delle khandroma (divinità celesti femminili), che avevano caricato sulle loro schiene e trasportato lungo la salita il materiale da costruzione. Il complesso è composto di diversi edifici. Pranzo alla caffetteria di Taktshang, con vista sulla celebre ‘Tana della tigre’.Cena e pernottamento in hotel.N.B. Segnaliamo che l’escursione a Taktshang comporta una camminata in salita di circa due/tre ore su un sentiero ben segnalato; i due terzi del percorso possono essere effettuati anche a cavallo (opzione valida solo per la salita, pagabile in loco al costo di ca. Usd 25,00 a tratta) mentre l’ultima parte del sentiero è possibile solo a piedi in quanto si tratta di una scalinata.  
    Partenza molto presto e  trasferimento in aeroporto per il volo di linea per Kathmandu (07.00 – 07.55 orario soggetto a riconferma).All’arrivo trasferimento a Bhaktapur, a una ventina di chilometri dalla capitale nepalese.Con Patan e Kathmandu, il centro di Bhaktapur fu, nel medioevo, una delle sedi più importanti dei diversi principati che controllavano la valle. Ciò che più colpisce è l’armonia, la compattezza, l’omogeneità architettonica di questo nucleo medievale nelle cui piazzette abitualmente si incontrano i vasai o nella stagione della mietitura i cumuli di riso o le chiazze rutilanti del peperoncino steso ad essiccare sul selciato di mattone cotto. Bhaktapur, riconosciuta dall’Unesco come uno dei luoghi facenti parte del Patrimonio dell’Umanità, è un museo di architettura all’aperto. Il mattone rosso e il legno si compongono negli edifici antichi mentre le figure scolpite in pietra ne proteggono gli ingressi. Pranzo in un ristorante locale vicino a Durbar Square.Nel pomeriggio ritorno a Kathmandu e check-in in all’hotel Dwarika’s. Tempo libero e cena nepalese al ristorante Krishnarpana, un’indimenticabile esperienza culinaria. 
    Dopo colazione trasferimento in aeroporto per il volo internazionale diretto a Istanbul e coincidenza con volo di linea per l’Italia. Arrivo previsto in serata.   Monaci 2. Pellegrine bhutanesi 3. La Tana della Tigre 

    Perché con noi

    • In questo viaggio non visitiamo solo le mete classiche di questo paese, ma ci inoltriamo anche nelle sue zone centrali per scoprire i luoghi meno battuti dal turismo
    • Un viaggio in due paesi affascinanti in hotel di charme dove anche il soggiorno alberghiero diventa un’esperienza unica, come all'affascinante Dwarika's di Kathmandu e al Naksel Boutique Hotel immerso tra le colline di Paro, gioiello architettonico che unisce il patrimonio culturale bhutanese al comfort.  Il lodge Bumthang Amankora, del prestigioso gruppo Aman. Il Gangtey Lodge offre comfort e lusso in uno dei luoghi più remoti del mondo
    • Il tour si svolge in occasione del Festival di Jakar, uno dei tradizionali festival più autentici del Bhutan

    I nostri esperti

    Esperto Kel 12

    Dal 15  ottobre  2023 al 29  ottobre  2023

    Approfondimenti di viaggio

    VOLII Voli di linea scelti per questo itinerario in Nepal e Bhutan sono operati con la compagnia aerea QATAR AIRWAYS. ll programma di viaggio è stato elaborato in base agli orari attuali del vettore.Eventuali variazioni di orario, potranno determinare modifiche all’itinerario di viaggio.I voli di linea della QATAR AIRWAYS partono da Milano Malpensa e Roma Fiumicino, con due distinti aeromobili. (in alcuni periodi è possibile partire anche da Venezia e Pisa)È prevista la partenza per [...]